Nuove Riflessioni sulla Sindone
di Giorgio Ruffa

Che idea meschina di Dio ha colui che ha bisogno di un'immagine per ricordarsene!
Isabel de la Cruz (beata), sec.XVI.
Premessa

Dio dice che nulla, assolutamente nulla ha un qualche diritto accanto a lui, ma solamente sotto di lui. Ciò che noi poniamo accanto a Dio è un idolo. (Dietrich Bonhöffer).

La sfida è lanciata. Dal 18 Aprile al 14 Giugno 1998 ha avuto luogo l'ostensione della Sindone a Torino, con tutto il suo corredo di folklore e celebrità varie. Questo mi ha portato a revisionare un mio precedente articolo sullo stesso tema. Ho aggiunto alcune considerazioni nate dal dialogo con un cattolico. Ma purtroppo sembra, i fatti non smentiscono, che la chiesa cattolica stia facendo passi da gigante... all'indietro. Mi riferisco all'assoluzione plenaria data alle donne, che dopo aver visto la Sindone, confesseranno un aborto volontario. Non entro in merito alla questione, ma che succederà al Giubileo 2000? Una nuova questione delle Indulgenze? Lascio volentieri al lettore le opinioni in merito. Ma alla fine di questo articolo riporterò, comunque, una mia nota.

Questione tecnica

Voglio subito citare queste parole di Lutero "perché dovremmo noi abbandonare la sicurezza per avventurarci nel pericolo, dove non abbiamo alcuna Parola che ci possa sostenere, consolare e salvare?". Sono parecchio scettico riguardo alla Sindone per due ragioni: uno, le scritture non la dimostrano, due, non credo sia necessaria per la salvezza.

Le scritture parlano di un simile lenzuolo? Lo negano? Non è del tutto vero che le Scritture, non lascino dubbi. Tenendo l'occhio sul testo greco, citerò anche la traduzione tedesca di Lutero, in quanto sia per struttura linguistica che per sintassi è più vicina all'originale. Giovanni (20:6-7) distingue bene le parti del corredo funerario. Lutero, traducendo Giovanni, distingue in "Leinen" (panni di lino, al plurale, che coprono il corpo) e Schweißtuch (letteralmente "panno del sudore", che copre il volto), che esprimono perfettamente i termini greci othonia e soudarion; il resto del versetto parla chiaramente che tale sudario era ripiegato a parte. Trattasi quindi di parti separate. Metodo di sepoltura che, del resto, possiamo trovare confermato nell'episodio di Lazzaro in Giov. 11, 44: " Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti da fasce, e il viso coperto da un sudario".

Nel corale "Christ lag in Todesbanden" (magistralmente commentato in musica da J.S.Bach nella cantata BWV 4) Lutero rafforza l'esegesi giovannea sfruttando il senso plurimo di "das Band" che può significare: legame, catena, fascia, laccio. Cristo avvolto dai lacci della morte li vince facendoli cadere alla sua resurrezione. L'unico pezzo di stoffa che le Scritture indicano come tessuta per intero dall'alto in basso è la tunica che, durante la crocifissione, viene tirata a sorte fra i legionari romani (Giov 19:24).

Ma, magari fosse così semplice. Di panni di lino, al plurale, si parla anche in Luca 24:12, ma in Matteo 27:59 e Marco 15:46 si parla di un panno di lino (lenzuolo) pulito. Come risolvere questa discordanza?

Queste discordanze sono legate alla questione delle fonti dei vangeli, che è tuttora aperta. Ma si pensa che per i dati comuni a Matteo, Luca e Marco la fonte sia rappresentata da quest'ultimo. Mentre per i tratti comuni solo a Matteo e Luca si pensa che vi sia una seconda fonte Q, forse derivata dall'originale aramaico di Matteo. Discorso diverso per il vangelo di Giovanni, il quale, come sappiamo, deriva da una fonte, di stampo giudeo-ellenico, più tarda che utilizzò informazioni risalenti alla tradizione e quindi non necessariamente riportate dai tre sinottici. Insomma, solo Luca e Giovanni, che tra l'altro sono i redattori più colti, concordano.

La parola sindone deriva dall'ebraico shadin (Prov. 31:24), ossia "lino puro" e da qui deriva la parola greca sindon, che indica un panno di lino (Mc. 14:51, 52; 15:46 e in Mt. 27:59). Ma questo non significa altro che Marco utilizza un termine più vicino alla sua cultura ebraica. Mentre Giovanni usa un greco dal lessico più puro.

Una chiave può darcela proprio Marco 14:51 che, durante l'arresto di Gesù nel Getsemani, racconta:" Ed un certo giovane lo seguiva, avvolto in un panno di lino sul nudo; e lo presero. Ma egli, lasciando andare il panno di lino, se ne fuggì ignudo". Questo passo sembra profetizzare la futura resurrezione di Cristo. Inoltre conferma, da quanto si evince dalla pratica, che il panno, sia intero che in parti, veniva avvolto sul corpo, quindi non poteva lasciare impressa una figura intera prospetticamente perfetta come una radiografia.

Tirando le somme, il testo di Giovanni sembra il più plausibile, ma dal momento che la testimonianza non è univoca possiamo ritenere che le vesti funebri non fossero un particolare rilevante, nell'economia del racconto.

Questione Teologica

Però, e qui passo al secondo punto, se tali "cimeli" fossero stati necessari alla nostra salvezza, perché le Scritture non lo hanno evidenziato? No, tutta questa venerazione di oggetti materiali possiede una definizione univoca nella Bibbia: idolatria. Solo la fede, donataci da Dio, e il sacrificio di Cristo sono gli strumenti efficaci. Lutero riassume tale messaggio in modo sanguigno ed incisivo: "Questo ci dice il Vangelo [Ebr. 9:12-28; 10:12-14] e tutta la Scrittura; che Cristo e il Sommo Sacerdote, il quale una volta per sempre, e con l'unico sacrificio di se stesso, ha annullato i peccati di tutti e definitivamente ha resi perfetti quelli che sono santificati, quando, una volta per sempre, ha avuto accesso, mediante il suo proprio sangue, al santuario, procurandoci una redenzione eterna, cosicché non abbiamo bisogno di alcun'altra vittima oltre questa sola, e, confidando in essa con pura fede, senza meriti né opere nostre siamo salvi dai peccati".


Ho ricevuto un obiezione di questo tipo:

"La Sindone, chiunque abbia avvolto, non porta alla salvezza, ma conduce la nostra attenzione sull'unico Salvatore: il Cristo, lo stesso che non ha rifiutato a Tommaso di fargli toccare con mano le proprie ferite". Inoltre: "Non crede che tanto basti per coinvolgere almeno un po' anche i non credenti e porli di fronte al mistero dell'incarnazione"?

Rispondo.

Con quale vergogna Tommaso avrà ascoltato le belle parole di Gesù: "Perché m'hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non han veduto, e hanno creduto" (Gv 20, 29).

Dire che essa può essere un mezzo di vocazione, certo! Ma ne più ne meno come qualunque altro oggetto o avvenimento. Io posso percepire l'infinità di Dio anche negli occhi di una persona amata, di un'animale, di un paesaggio etc... Agostino ha scritto molto su come possiamo contemplare, nel creato, l'infinita bontà di Dio. E' necessario un lenzuolo in una teca? Da quanto detto, per me, è indifferente... Lo può anche essere, ma solo come un mezzo: di cui si serve DIO e NON NOI.

Sono solo i Farisei che hanno la tracotanza di discutere con Dio (Mar. 8, 11). Inoltre in Romani 14 siamo avvisati nel giudicare e nel non porre degli aut-aut: la fede è ricevuta in modo diverso, ma il fine è unico. Leggete Galati 5, 19-26. Inoltre le nostre non possono essere che opinioni (doxa) imperfette poiché appartenenti al fenomenico e quindi al contingente. La cosa in sé, come Kant insegna, non è oggetto della ragione, per quanto abbia obiettato Hegel. Sempre Paolo ci avverte su questo in Colossesi 2, 8-9.

Bene! Qui bisogna fare attenzione. Ricordiamo che è Cristo che ci chiama. Si considera una reliquia un mezzo della grazia? Stiamo attenti. Qui siamo di fronte a quel sofisma che i cattolici usano per distinguere CULTO da VENERAZIONE. Il rischio di un passo falso verso l'idolatria è troppo alto, me lo concederete. Certo, un'immagine sacra ha un valore ed una forza che qui non nego, anzi è proprio questa forza che dobbiamo dominare, ma bisogna essere avvertiti che essa è solo un mezzo e mai il fine. Molte forme di culto hanno portato a potenziare i santi a dispetto di Cristo. Questo era uno degli scandali che inorridivano Lutero. La Sindone in sé potrà anche essere edificante, lo concedo per amore di ecumenismo, ma con molta attenzione: per quanto detto sopra...

Per quanto riguarda gli attacchi "scientifici" non sono certo gli evangelici a farli, bensì gli scienziati che stanno analizzando il problema. Tutt'al più gli evangelici prendono atto delle discordanze scientifiche e scritturali. Il problema rimane aperto... Ma dal punto di vista religioso ognuno applica le proprie categorie in modo legittimo, nel contesto in cui opera. Il problema è capire chiaramente che non è la "reliquia" che pone di fronte la Kerygma, ma è Dio stesso. Posso concedere al massimo, ripeto, che un qualunque oggetto, contingente, possa essere un mezzo, ma non che debba essere necessariamente un simbolo sacro.

Addirittura un papa, Benedetto XIV (Prospero Lambertini, papato 1740-58) fu un eccezione, che purtroppo confermò la regola. Si ribellò di fronte certe forme di culto, ed anche verso l'esagerata teatralità liturgica. Uomo semplice, ma risoluto, diceva pane al pane e vino al vino. Fu cauto nel riconoscere miracoli e canonizzazioni, prese atto del problema protestante (abolì l'inquisizione in Toscana). Le sue ultime parole furono: "Io ora cado nel silenzio e nella dimenticanza, l'unico posto che mi spetta". Infatti fino a Giovanni XXIII (Roncalli) nessun pontefice fu aperto ed illuminato come lui. E ricordo una frase di papa Giovanni, che è ovvia, ma, per alcuni, non tanto: "Capo della Chiesa è Cristo e non il papa".

Insomma il senso globale è questo: le reliquie etc... non sono necessarie alla salvezza. Per me è indifferente l'autenticità della Sindone, anche falsa, se Dio vuole, può avere una funzione edificante. Ma mi ripugna l'idea di vederla oggetto d'adorazione indiscriminata. Il problema, in fin dei conti, non è la Sindone, un reperto la cui autenticità non influenza minimamente, a mio modesto parere, il problema teologico di fondo: il rischio d'idolatria.

Tutto questo ci lascia in uno stato d'indecisione, e allora? Chi o che cosa ci da la certezza? Un pezzo di stoffa (sia essa la tunica o il sudario), i chiodi, il legno della croce, il Graal etc? La risposta leggetela in Giovanni 14, 6; aggiungendo Giovanni 1, 17.

Il punto della questione è da sempre uno solo: la capacità dell'uomo di concorrere alla sua salvezza. A grandi linee le differenze fondamentali sono 2:


Il concetto alla fin fine è sempre quello: "Dio tramite il sacrificio del figlio si è offerto LIBERAMENTE di salvare l'uomo peccatore, che NON POSSIEDE QUESTA LIBERTA' (cfr. i miei interventi sul concetto di libero arbitrio in Lutero) in alcun modo. L'unica cosa che può fare l'uomo è lodare e ringraziare... Come poi questa grazia (come dice la parola stessa: gratuita) agisca nell'uomo è un mistero: dobbiamo aver FEDE (cosa possibile sempre e solo grazie a Dio). ). Paolo, inoltre, avvisa:" Or la fede è certezza di cose che si sperano, dimostrazione di cose che non si vedono" (Ebr. 11, 1). Quindi, la Sindone, se autentica, non è che una delle tante reliquie, magari quella eccelsa, ma sempre un che di contingente e di terreno.

Chiudo questa parte con una citazione da Lutero, che uso spesso, eccezionale nella sua sintesi, che avverte contro ogni forma d'intermediazione che non sia Cristo, rappresentata in generale dalla categoria dei santi: "la natura umana è fin troppo incline ad abbandonare Dio e Cristo e a confidare negli uomini. E' estremamente difficile imparare ad avere fiducia in Dio e in Cristo. Perciò è intollerabile un tale scandalo che spinge le persone deboli e carnali a iniziare un culto idolatrico contro il Primo Comandamento e contro il nostro battesimo. Si trasferiscano con coraggio la speranza e la fiducia dai santi a Cristo" (M.Lutero, 1530).

Nota conclusiva

Mi sembra che mai come in questi ultimi tempi ci sia un tentativo di livellamento e una ricerca di uniformazione alla chiesa cattolica, come dire: il concetto di "cattolico" equivale a "religiosamente corretto". Ma, purtroppo, è proprio questa la mentalità imperante da secoli: "cattolico = religiosamente corretto". E' un dogma che chi è fuori dalla chiesa (cattolica) non ha possibilità di salvezza (extra ecclesiam nulla salus: concilio ecumenico di Firenze 1440): dannato d'ufficio, per fare una battuta. Il concetto, come elaborazione teologica, risale a S.Agostino, ma allora la chiesa non era dogmaticamente "centralizzata".

E gli incontri ecumenici? A malincuore, mi sembra che siano una perdita di tempo, se rimangono solo a livello teologico. La chiesa cattolica si ritiene depositaria (e non potrebbe fare altrimenti, pena la perdita del suo fondamento) della dottrina, del "depositum fidei" e della tradizione apostolica. L'ho già scritto altrove (Riflessioni sull'ecumenismo,): il colloquio con la chiesa cattolica, a livello teologico, non può essere che un dialogo tra sordi.

Ogni cedimento dogmatico sarebbe una perdita di fondamento per quella struttura. In epoca moderna, questa preoccupazione è evidente già da Papa Leone XIII (Enciclica Aeterni Patris del 4 Agosto 1879) che fece rinascere il tomismo (intellettualista) come arma di difesa dogmatica contro le correnti positivistiche. Ma filosoficamente un dogma non può essere fondato, se non nel campo della possibilità, quindi un atto di fede, che a sua volta, se razionalizzato, vede tolto il suo concetto. Insomma, la filosofia può solo stabilire una coerenza interna al dogma, mai il suo fondamento, che riposa solo ed unicamente nel "Kerygma" (Rivelazione data dal Cristo) e quindi nella Fede. Ma i "dogmi" che la rivelazione ci offre sono ben pochi, ma sufficienti (a rigore l'unico dogma è il Kerygma stesso, in quanto da esso tutto procede), a confronto con quelli costruiti, d'autorità (fondata su cosa?), dalla Chiesa Cattolica.

Sono recenti le notizie riguardanti i teologi cattolici: scomunica immediata in caso di discussione di un dogma (ultimo caso: il problema del sacerdozio femminile). Recente pure l'allontanamento del prof. Luigi Lombardi Vallauri dall'università cattolica di Milano, per aver discusso sull'infallibilità papale.

La Chiesa Cattolica oggi chiede perdono per gli "errori" del passato: per le persecuzioni contro Valdesi, Ugonotti e protestanti in genere, per le Crociate etc.. Credo stiano imbiancando il sepolcro in vista del Giubileo. Si dice, il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Insomma non credo che nella sostanza sia cambiato molto dal XVI secolo. La strada imboccata, come detto all'inizio, sembra quella del gambero...


Nota Bibliografica:

Papini Carlo, SINDONE, una sfida alla scienza e alla fede, Claudiana, 1998.
Girardet Giorgio, Protestanti e Cattolici: le differenze, Claudiana, 1997.
Lutero Martin, Il Servo Arbitrio, Claudiana, 1993.
Lutero Martin, Messa, Sacrificio, Sacerdozio, Claudiana, 1995.
Lutero Martin, Il Piccolo Catechismo - Il Grande Catechismo, Claudiana, 1998.
Agostino, La felicità ; La Libertà , BUR, 1995.

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Created: Sun Apr 19 15:52:53 1998. Last Updated: Mon Jul 13 12:45:26 1998