NOTE a: Una Tremenda Pagina di Storia…

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(Nota 1) Nell’allocuzione tenuta in mezzo alla Congregazione di Propaganda fide il dì 23 aprile 1864, Voi Pio IX, rivolgendo acerbissime parole contro lo Czar di Russia per l’oppressione della Polonia, avete detto: (son vostre parole) “Io avrei voluto non parlarne prima del prossimo concistoro, ma temo serbando il silenzio di attirare su di me la punizione celeste annunciata dai profeti a coloro che lasciano commettere l’iniquità.”
Temendo anch’io la stessa minaccia, si è perciò che rivolgo con più ragione a Voi gli stessi rimproveri che faceste nel suddetto anno all’imperatore Alessandro, acciocchè cessiate dall’esercitare tante atrocissime iniquità nella nostra patria Italia, e per la stessa ragione che allor la Russia le esercitava in Polonia.

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(Nota 2) La mattina delli 8 ottobre 1850, Voi Pio IX faceste dalla Sacra Consulta Romana condannar alla fucilazione Giacomo Giardini, Stanislao Negretti, Giovanni Giobbi, Mansueto Fabretti ed Eugenio Quagliarini colpevoli del delitto di amare la libertà della patria, e di aversi perciò voluto difendere dai nemici francesi che li assalivano; e dopo di aver, quei mostri! firmata la sentenza di morte contro quelle cinque vittime innocenti, andarono tosto a celebrare il santo sacrifizio della messa. Non è orrendamente beffarsi della giustizia, della religione e di Dio!?

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(Nota 3) Il giorno dopo la presa di Perugia, Voi, Pio IX, benediceste gli autori di quelle carneficine, gli deste una medaglia col motto: Perugia espugnata, oltre a un dono in contanti; e per colmo d’inumanità promuoveste a generate il sanguinario colonnello svizzero Smith che aveva condotto quell’accozzaglia di birri alle stragi, agli stupri ed ai saccheggi.

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(Nota 4) Si trovò nell’anno 1849 presso i monaci dell’ordine francescano una secreta comunicazione con voi, Pio IX, nella quale, trattando di fatti politici d’Italia, Vostra Santità ordinava loro d’invigilare sulle famiglie che esaltavano il riscatto e la libertà della patria, onde, prevalendo il partito pretesco, fossero esse barbaramente distrutte in un cogli innocenti bambini. Con simili atti un Apostolo, che ha strettissimo obbligo dal suo Signore di manifestare in tutto la pietà, la carità l’umiltà e la misericordia, scalza sin dalla base la religione, getta sotto i piedi gli ordini del Nazareno, deturpa la sua missione, perde non solo il diritto di parlar di giustizia, di moderazione e di far ripulse ai despoti, ma si livella a loro, si classifica fra quelli….. e, non più apostolo, no, deve considerarsi un tiranno!

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(Nota 5) Consultato Urbano II da un vescovo qual penitenza si dovesse dare ad uno che avesse ucciso uno scomunicato, diè per risposta, che uccidere tal sorta di gente non era omicidio.
Questa è la carità dei Pontefici, e ordinariamente quella di quasi tutti i religiosi. Ma il Vangelo dice: Guardate che niuno renda mal per male ad alcuno: anzi procacciate sempre il bene così gli uni inverso gli altri come inverso tutti (I Tess. V, 15).

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(Nota 6) Una Bolla emanata nel concistoro segreto del 9 agosto 1860 concede indulgenza plenaria perpetua per ogni crudelissima azione, e chiama Compagnia del Signore i feroci masnadieri da ogni zona raccolti per scannare le popolazioni italiane.
Nel 2 aprile del 1860 la Sacra Romana Penitenzieria, con abuso scandaloso dei dogmi della religione, ha diramato una circolare ai vescovi per essere comunicata a tutti i confessori, affinché a niuno si concedesse l’assoluzione se prima non dichiarasse il proprio sentimento per aver partecipato o favorita la rivoluzione a danno del Potere Temporale dei Papi consumata, e se non prestasse giuramento di obbedire ed eseguire tutti gli ordini che loro potessero eventualmente venire dalla S. Sede.
Nella Pasqua del 1864 per ordine della S. Sede venne in Italia negata l’assoluzione a tutti coloro che confessandosi non dichiaravano formalmente di essere nemici del Governo di Vittorio Emanuele e di volere il Potere Temporale del Pontefice. Ai tanti altri documenti che potrei qui aggiungere mi limito solo a citare ancor questo recentissimo.
In una perquisizione operatasi testè nella casa di Monsignor Talinieri, vescovo di Monopoli, si rinvenne una circolare della Curia Romana, che ingiunge al clero di negare i sacramenti a tutti quelli che comprassero beni ecclesiastici senza accordi preventivi col vescovo, ed un’ altra che priva dei medesimi sacramenti coloro che saranno mariiati solo civilmente. (Corrispondenza da Bari al Corriere Italiano, riportata dalla Gazzetta del Popolo di Torino il 16 settembre 1867, N. 255).
Oh! quanto la persona di criterio e dabbene rimane scandalizzata nel vedere a quai mezzi si fa servir la religione! Se per ottener dal prete l’assoluzione si è obbligati a diventar ribelle ad un Governo dolce, savio, liberale e legittimo, e farsi invece cortigiani di un dominio arbitrario, perverso ed iniquo, affè di Dio che quest’atto si deve proprio a doppia ragione chiamar Sacramento di Penitenza! Almen da ciò si può vedere che quei che vogliono il Potere Temporale del Papa sono i bachettoni che si vanno strisciando ai preti; e ancor fra questi, molti per la minaccia di scomunica.

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(Nota 7) Il Consiglio dei vescovi che radunaste nel 1861 a Roma sotto pretesto di canonizzare 40 martiri giapponesi, quello tenutosi l’anno dopo a Trento, l’altro nel 1863 a Malines, e l’ultima radunanza di prelati e clero di tutto il cattolicismo che, a titolo di festeggiare il gran centenario, convocaste in Roma il 29 giugno del corrente anno, questi conciliaboli, a vece di trattare di riforme ecclesiastiche o per reprimere qualche errore insorto contro il Vangelo, come si soleva nei primi tempi della Chiesa, si riunirono al solo scopo di concertare sui mezzi da adottarsi per raffrenar lo spirito liberale e l’intelligenza che si va manifestando in Europa contro le assurdità pretesche emergenti dalla S. Sede; e fu da queste radunanze deliberato che dal confessionale e dal pergamo si tentassero tutti i mezzi per infonder nei popoli avversione contro le istituzioni liberali e contro i rispettivi lor sovrani, radicando in pari tempo nel cuor dei fedeli tutto il vecchio fanatismo possibile per la cattolica fede e per il Potere Temporale del Papa.
Questi non sono sinodi religiosi, ma radunanze diaboliche tendenti a sedur gli spiriti, ad offuscar l’intelletto, a sovvertir l’ordine e turbar la pace generale. E la vostra enciclica dell’8 dicembre 1864 non è altro che un eccitamento alla rivolta contro il Potere esecutivo, ed il richiamo alla rinnovazione della notte di S. Bartolomeo ed alle stragi degli Albigesi. Vi è di più esecrando?! Come farete a giustificarvi davanti a Dio di simili atti? Un uom cui abbia la coscienza gravata da così orribili cose, può egli chiamarsi santo? Oh Dio! nel veder Vostra Beatitudine far ripulse allo Czar di Russia, è proprio come si vedesse il diavolo far la predica a S. Pietro. La vostra condotta è troppo indegna del carattere d’Apostolo cui rivestite: per pietà, Padre, emendatevi!

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(Nota 8) Dio volesse che non dovessimo dirvi tante verità! Ma quai fatti più potentemente provano che Voi premiate il vizio, che compensate il delitto? Voi, Pio IX conferiste l’Ordine di Cristo al famigerato conte Pachta, il più astuto, il più vile, il più immorale dei proconsoli austriaci, quel medesimo che lasciò di sè così turpe memoria in Lombardia. Voi, nel 1849 tornando da Gaeta, decoraste di una medaglia d’onore con pensione annua il famoso capo-brigante Giovanni Piccioni, da S. Gugoni nella montagna ascolana, feroce e crudo assassino, che venne poi nel 1863 condannato ai lavori forzati a vita dalla Corte d’Assise d’Ascoli. Che più?
Monsignor Borè prefetto lazzarista accompagnò nel 1861 a Roma qual proselite cattolico certo Sokolski prete bulgaro, famigerato capo-brigante di Galrovo, e quest’indegno sacerdote fu tosto da Voi sacrato a vescovo-patriarca, e convitato a sontuoso banchetto a vostra manca.
Certo prete D. Pietro Atti, imputato di ripetuti e numerosi attentati contro il pudore, consumati in luoghi sacri sopra giovinette minori tutte degli anni 15 condannato in contumacia nel 1863 dalla Corte d’Assisie di Bologna ad anni 15 di reclusione, ha riparato a Roma, e colà venne subito in compenso de’ suoi crimini da Voi nominato canonico a S. Maria in Trastevere.
(Gazzetta delle Romagne, n° 26, 1863). E sono questi i ministri del Santuario? Gli apostoli di Cristo?… Vergogna!!!

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(Nota 9) Voi faceste condannare innocentemente a morte il bravissimo signor Locatelli per essersi palesato liberale, amico del Governo di Vittorio Emanuele e dell’unificazione italiana; e quantunque gli stessi iniqui giudici vel’abbiano sottoposto alla santa vostra grazia Voi, negandogliela, confermaste la fatal sentenza. Simili fatti di barbara iniquità che segnano il vostro pontificato, potressimo citarne molti; ma sospendiamo per riportarne uno affatto originale. Il 5 dicembre 1850, il signor Tagliacozzo (uno dei più ragguardevoli della comunità israelitica di Roma) per aver dato ricetto ad una povera donna cristiana più che quinquagenaria, sprovvista di ogni mezzo per campar la vita, e che egli per carità ritirò onde occuparla in rappezzar lingeria, Voi gli faceste invadere la casa dalla sbirraglia in modo di perquisizione, e veniva quindi condannato a 10 giorni di duro carcere, che il di lui figlio volle costituirsi in vece sua prigione. Oh qual premio ha da voi la carità, la virtù!

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(Nota 10) La Bibbia anatematizzando e condannando alla perdizione eterna i ministri venali od infedeli che alterano il Santo Libro d’un punto, li chiama anticristi, eretici, falsi profeti. – S. Gerolamo li chiama mercenari, mendaci, propagatori di false ed erronee dottrine. – S. Bernardo li chiama mostri. – S. Cipriano istrioni, e Berruyer finalmente nella sua storia popolare di Dio, tom. 6, pag. 160, li chiama uomini empii maestri senza religione.

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(Nota 11)A conferma del nostro asserto non si ha che a citare le Crociate e l’Inquisizione, la condotta di vari Pontefici, non la Vostra esclusa, e di molti prelati, come per esempio quella di Pietro arcivescovo di Parigi, il quale per sospetto di eresia fece ardere il suddiacono Guglielmo di Poitiers, il suddiacono Bernardo, l’orafo Guglielmo, Steffano curato di Corbeil, il teologo Dudon, l’accolito Elimando, Odone diacono, Guerino sacerdote e maestro nelle arti militari, dopo di aver, quel mostro! fatto condannar la memoria e disotterrare e gettar su di un letamaio il cadavere di Amauri di Bene, uomo dottissimo che le persecuzioni del clero avevano fatto morir di crepacuore.

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(Nota 12) Quando il vescovo Pignatelli fece il suo ingresso a Bologna, gli ebrei si recarono a visitarlo come tutti gli altri. Allorchè gli fu detto a monsignore che essi erano nell’anticamera: ” Non voglio veder quella gente, egli disse; essi hanno fatto morir G. C. mio Signore, mandateli via. ” Fu dunque loro detto che il vescovo non poteva riceverli, essi risposero che ne erano grandemente dolenti, massime perchè gli recavano un dono di 10 mila scudi. Ciò fu tosto riferito al vescovo, il quale prestamente rispose: ” Fateli entrare, quei poveri diavoli, non lo conoscevano quando lo hanno crocifisso. ”
Egualmente l’arcivescovo di Reims, ben lontano di posseder le qualità richieste dalla Bibbia, egli, come gran parte dei suoi colleghi ed anche di molti secolari, era talmente cupido dell’oro, che, qual si usa dai più adesso, facendo perfino consistere l’onor e l’onestà della persona nel danaro, diceva che non si può esser galantuomo se non si possiede almeno diecimila franchi. E siccome parlando una volta di una persona egli chiese se era un uomo onesto gli fu risposto: ” No monsignore, gli mancano quattromila franchi. ” Dove sono nei religiosi gli apostoli che, come Dio vuole, sprezzino i beni caduchi di questo mondo e facciano tesoro dei beni eterni per la vita futura?

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(Nota 13) Avrei materia sufficiente per scrivere un libro se volessi riportar gli abusi che si van facendo nella Chiesa dai ministri, ma questi bastano per comprovarne l’asserzione. – L’anno 1856 il parroco di Verez (Valle d’Aosta) negava due volte il battesimo ad un neonato, allegando che i presentati padrini parteggiavano per l’incameramento dei beni ecclesiastici. – L’anno 1853 nel mese d’aprile, il parroco di S. Stefano ai Monti, provincia di Nizza, negò la prima comunione ad un giovanetto perchè suo padre, proprietario del caffè di Londra, era abbonato al giornale democratico L’Avenir de Nice. – Nel 10 aprile 1864, il parroco di Cossole si rifiutava di celebrare le esequie e si opponeva che venisse portata in chiesa e sepolta nel cimitero la salma di un onest’uomo perchè leggeva i giornali scomunicati.

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(Nota 14) La Curia Romana amantissima della salute de’ suoi fedeli oltre le indulgenze pecuniarie, colle quali ognun pagando può mondarsi l’anima di qualunque gravissimo misfatto e andar ritto in paradiso, ne concede generosamente ancor delle altre gratis. Una di queste è l’indulgenza della porziuncola, chiamata volgarmente il perdono, cui si ottiene andando semplicemente a visitar il 2 agosto le chiese dei Francescani. Onde frate Bartolomeo da Pisa nel suo famoso libro delle Conformità dice: ” Se un uomo (son sue parole) uccidesse di sua propria mano tutti gli altri uomini e poi andasse a prendere quell’indulgenza, uscirebbe dalla chiesa candido e mondo come un fanciullo dopo il battesimo. ” Perchè, senz’altro castigo, non si conducono i rei a quel perdono che trasforma i masnadieri in angeli? Vi può essere insinuazione più empia? Teoria più assurda? Libro più condannabile? No. Eppure questi si lasciano circolar liberamente: nè il fisco gli sequestra e gl’incrimina; nè la Romana Curia gli pone all’indice, anzi ne ordina la lettura. Ecco a qual dottrina s’istruiscono i bigotti!

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(Nota 15) Infiniti sono i fatti che si potrebbero addurre per testimoniar la sfrenata immoralità dei religiosi; ma eccovi brevi esempi: – Il canonico Domenico Zampella, rettore e professore di teologia morale nel seminario di Caserta, da oltre un anno resosi colpevole di nefande immoralità, l’autorità giudiziaria fa le indagini (Giornale di Napoli 17 luglio 1863.) – Il tribunale di circondario di Bologna in udienza del 9 giugno 1863 condannava il capellano Giovanni Nanni a 5 anni e sei mesi di carcere e a 200 lire di multa per aver eccitato alla corruzione dei giovani, uno minore di anni 15, e per oltraggio al pudore di varie donzelle. – Il giorno 10 giugno 1863 veniva condannato in contumacia dal tribunale circondariale di Monza a 3 anni e 3 mesi di carcere ed a 200 lire di multa il frate don Luigi Granata dell’Ordine dei Maristi, per delitto di scandalo e di sodomia. – Nel 1863 la Corte d’Assisie di Torino ha pur condannato il reverendo Theoger Padre della Dottrina Cristiana Ignorantelli, con altri quattro Padri correi dello stesso Ordine alla recinsione per delitto di sodomia contro innocenti fanciulli. – Anche i RR. Padri della città di Cento, provincia di Ferrara, ormeggiando sulle stesse vie dei Theoger e compagni, si coprivano nel marzo del 1864 della medesima infamia, dell’identica brutalità! E sono questi i ministri istituiti da Cristo per essere il sale della terra? Oh! (col voto di castità che fanno) che casti Giuseppe! che esemplari di carità, di purità, di santità, di virtù ha mai la Chiesa cattolica romana!!!

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(Nota 16) Nella cronaca dei santi potrei citarne centinaia che per crudeltà e vizi sono indegni di tal nome, come S. Pio V, S. Gregorio VII, S. Domenico, S. Arialdo, S. Erlembaldo, ecc., ecc.; e poi alcuni altri che non han mai esistito e sono semplicemente immaginarii, come S. Viar, S. Anfibolo, S.ta Veronica, S.ta Tecla, S. ta Filomena, ecc. Ma lasciam piuttosto che qui pronunci la sentenza la parola autorevole d’un Papa. Una famiglia in Roma, la quale aveva avuto un santo beatificato di fresco, avendo dato motivo di dispiaceri al Pontefice Urbano VIII, questi soleva sempre dir con tutti: ” Com’è ingrata questa famiglia verso di me che pure le ho beatificato uno dei suoi parenti il quale non se lo meritava! “

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(Nota 17) Rustico e Sebastiano sostennero che Papa Virgilio aveva combattuto la definizione del Concilio di Calcedonia. – Incmaro arcivescovo disse che questo Papa era veramente eretico. – S. Colombano scrisse a Papa Bonifacio IV dicendo che la di lui condotta era sospetta di eresia. – Lo stesso Innocenzo IV lasciò scritto che al Papa non bisogna obbedire quando insegna massime che sono perturbanti la Chiesa, oppur eretiche. – Ed il VI Concilio ecumenico condannò come eretici gli scritti del Pontefice Sergio.

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(Nota 18) Si contano 25 milioni di vittime che perirono per l’ambizion papale ed a nome della santa religione! – Le spogliazioni che la Romana Corte commise, sono altresì innumerevoli! – ed i tradimenti poi quali potevano esser più orrendi, se ella manipolò il Decalogo, se trasformò pienamente il Vangelo?!

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(Nota 19) Si bandì dal pergamo le crociate che erano il più crudel brigantaggio coronato del nome di santo; – si predicò dal pergamo le tante persecuzioni contro gli eterodossi; – si eccitò dal pergamo i cattolici ad uccidere e sterminare gli ebrei; – si proclamò dal pergamo la detronizzazione di certi monarchi perchè invisi al Pontefice, e si chiamò dal pergamo a sciogliersi dal giuramento di fedeltà i sudditi di quelli. – Dal pergamo si accesero odii implacabili fra nazioni e nazioni. – Dal pergamo si spinsero i popoli a guerre sanguinose e tremende; – e dal pergamo si benedì la barbarie, si santificaron le stragi e si pubblicarono feste per onorar la memoria.
Quanti delitti si commisero da chi obbedì la parola che tuonava dal pergamo! I fatti negar non si ponno: tutto questo è storia.
Avvezzi a parlar da lunghi secoli i religiosi a popolazioni ignoranti che colla prepotente parola cui si mandava dal pergamo le tenevano schiave, abbiette, vili, paurose del diavolo e le guidavano quai fantocci a loro piacimento, ed ora a veder che mercè le ottenute franchigie, chiaritasi la ragione, la loro influenza cadde come cadon le tenebre allo spuntar del sole, furenti di sdegno apriron l’inferno, e lanciando anatemi contro la libertà, il progresso, contro il Re, la Real famiglia ed il Governo, ora predican l’anarchia, il disordine, la rivolta al Potere, la disubbidienza alle leggi, talchè troppo lungo sarebbe enumerar qui coloro che pelle invettive pronunciate dal pergamo già dovettero subir punizioni, come può verificarsi dai registri fiscali.
E quei che più cauti, per non incontrare penali, in tale materia non entrano, qual è il loro consueto argomento a vece d’una fedele spiegazione evangelica?
Alcuni fanno stravaganti chiose sui testi che per l’interesse della loro setta rivoltan lo spirito del Vangelo.
Altri, o rapportan racconti e storielle ridicole, od espongono fatti laidi rilevati in confessione che offendono la morale anzichè istruire i fedeli.
I più si sbracciano sulla legittimità del Poter Temporale, sull’infallibilità del Pontefice e l’autorità infinita che, qual Dio fra noi, deve aver su tutto l’orbe terraqueo; e tutti poi battono sulla riverenza, sommissione e credulità che si deve ai religiosi, sull’obbligo di confessarsi e comunicarsi spesso, sul purgatorio, sul dover che si ha di far cantar messe e funerali per suffragare i purganti; parlano quindi sulla adorazione delle immagini, sui prodigiosi effetti delle reliquie e degli abitini, ed esaltando i miracoli dei santi narrano che S. Gregorio Taumaturgo fece in Neocesarea di Ponto con un sol cenno allontanare un gran monte perchè impediva l’erezione di una chiesa; che
S. Patrizio dopo aver la testa tagliata se la prese coi denti e la portò ancora lontano due miglia…, e tante e tante consimili stravaganze vanno spifferando così madornali e così grosse che non le credono lor medesimi; e poi si scrive in fronte al pergamo: Cattedra di verità?! Qui crediderit salvus erit?!

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(Nota 20) Nel 1560 il Senato di Venezia proibiva formalmente ai Gesuiti di confessar le donne, avendoli riconosciuti corruttori dei costumi, 46 anni dopo, cioè nel 1606 li bandiva, perchè insegnavano ai penitenti, nei casi estremi, esser lecito al figlio uccider il padre, ed alla moglie di avvelenare o strozzar in letto il marito.
Nel 1594 il Parlamento di Parigi bandiva per la prima volta tutti i Gesuiti dalla Francia come corruttori della gioventù, perturbatori della quiete pubblica, nemici del Re e dello Stato. Il sistema tenuto nella confessione dai Gesuiti, è conosciutissimo ch’esso è seguito dai preti e da tutti i religiosi più o meno ardentemente, e molte sono le testimonianze inconcusse che si potrebbero addurre a tal riguardo; ma il fatto assai recente di monsignor Canzi vicario capitolare di Bologna, n’è prova sufficiente.
Questo prelato usciva il 3 giugno 1864 dalle carceri di Pallanza, dopo avervi dimorato 3 anni scontando la pena a cui venne condannato, oltre ad una multa di 2500 lire, per aver rifiutato i suffragi pubblici della chiesa ad uno scomunicato, e per aver distribuito ai parroci istruzioni segrete – contro il Governo – da eseguirsi nel confessionale. (Gazzetta di Milano 4 giugno 1864).
Sarebbe utilissima cosa che dai Governi venisse universalmente abolita questa usanza antibibblica della confessione auricolare istituita dai Papi nei tempi oscuri per regolare a loro capriccio i popoli. Gli scandali ch’essa produce a donzelle innocenti ed a giovani spose, e le discordie e i disordini che reca talor nelle famiglie e nelle nazioni, sono enormi! Basta riandar la storia e consultarne i fatti.

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(Nota 21) Appena la Corte di Roma per ambizione uscì dal sentier tracciatogli, che precipitò da un male all’altro, come spesso avviene, finchè, disprezzando i più rigorosi divieti, giunse a vendere i sacramenti, il battesimo, l’eucarestia e le indulgenze; e tanto s’innoltrò negli errori, che Paolo IV stabilì perfino una tassa per la remissione dei delitti più enormi. Nè questo monopolio sacrilego si è dimesso: solo si esercita con maggior cautela. Tuttavia le messe e le benedizioni sono per danaro: si fa pagar il battesimo che è sacramento e la sepoltura cui è opera di misericordia, e si vendono le dispense, i sacri Ordini e la grazia di Dio. In seguito a siffatte cose questa religione, può essa chiamarsi ancora la religione di Cristo, che prescrive la povertà e ordina che tutti i suoi uffizi siano amministrati gratis? Ed i ministri di questa religione, sono essi ancor degni del nome di apostoli? Basta confrontar il Vangelo colla storia ecclesiastica, basta aver lieve dose di buon senso per conoscere la differenza e rispondere assolutamente no.

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(Nota 22)Il progresso positivo (come nettamente definii in una nota di altro mio lavoro d’imminente pubblicazione, intitolato: I mali dell’italia ed i mezzi per ripararli) è quello che dà vita alla libertà, alla giustizia, all’ordine, e che perfezionando l’intelligenza coll’istruzione, la moralità coll’educazione del cuore, crea ai popoli uno stato economico di prosperità, di floridezza e di pace.
Se di questo vero progresso, finor mal compreso, son prive ancor le nazioni, per difetto di essenzialissimi principii teorici, molto meno esso esiste ove regna od ha influenza il prete.
Vediamo in Ispagna, ove il Governo è sotto l’influenza del clero e del liberalissimo patrocinio di messer Gallo: là, quel popolo cui dovrebbe esser ricco per l’immenso territorio che ha in proporzione numerica degli abitanti, è invece meschino, privo di ogni risorsa, senza commercio, senza industria, senza coltura, senza buone istituzioni, guidato sol col rosario e col ferro… miserabile affatto!
Vediamo in Romagna ove governa il prete e che per la fecondità del suolo dovrebbe il popolo esser felice: là vi è il fanatismo e con esso la corruzione, l’ignoranza, la miseria e la tirannia più assoluta.
Vediamo in Francia dove . . . . . . . . .
Ma che!
Dappertutto dove ha ingerenza il prete non v’è più istruzione, ma ignoranza; non più moralità, ma scandalo; non più ricchezza miseria; non più giustizia, arbitrio; non più libertà, oppressione!
Il prete fu sempre d’inciampo al progresso. È suo sistema tener i popoli imbecilli, poveri e schiavi.
Ecco che lo dichiara esplicitamente con chiare parole un pontefice.
L’amministrazione generale della Lombardia avendo fatto pubblicare nel suo giornale un appello con cui domandava gli amici della libertà a parteciparle le loro idee col premio d’una medaglia di duecento zecchini, Pio VI al contrario fece tosto inserir nel medesimo giornale un invito agli amici della schiavitù onde pregarli a parteciparle i mezzi più efficaci a sostenere il Papato (Termometro Politico della Lombardia, 11 ottobre 1796, N° 32).

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(Nota 23) Come nel giorno della Pentecoste scese lo Spirito Santo sul capo agli Apostoli, possa oggi da me fervidamente invocato pur scendere ad illuminar Vostra Beatitudine nel vero spirito del Vangelo e risolvervi una volta di dare a Dio ciò che è di Dio, ed a Cesare ciò che è di Cesare. Dare a Dio ciò che è di Dio facendo nella Chiesa Cattolica cessar per sempre il traffico, l’error, l’abuso e tuttociò che è contrario alla Santa Parola di Cristo. Dare a Cesare ciò che è di Cesare rinunciando spontaneamente pel vostro bene, pel bene della religione e dei popoli, quel Poter Temporale, causa d’ogni sventura, tanto vietato dal Signore, e riconoscere qual nuovo Cesare, vero sovrano della classica terra, il più augusto, prode, magnanimo e glorioso coronato d’Europa, Vittorio Emanuele il Grande, Re d’Italia.

Che Dio esaudisca i miei voti!

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