La rosa è lo stemma di Lutero.
Giovanni Federico I, elettore di Sassonia e capo della Lega di Smalcalda dal 1531, disegnò questo simbolo per Martin Lutero nel 1530. Quest’ultimo si trovava nella fortezza di Coburgo durante la Dieta di Augusta. Il riformatore aveva già espresso precedentemente, in una lettera del 1516, il significato teologico di questo simbolo:
«Prima dev’esserci una croce: nera nel cuore, che ha il suo colore naturale, affinché io mi ricordi che la fede nel Crocifisso ci rende beati. Poiché il giusto vivrà per fede, per la fede nel Crocifisso. Ma il cuore deve trovarsi al centro di una rosa bianca, per indicare che la fede dà gioia, consolazione e pace; perciò la rosa dev’essere bianca e non rossa, perché il bianco è il colore degli spiriti e di tutti gli angeli.
La rosa è in campo celeste, che sta per la gioia futura. E il campo è circondato da un anello d’oro, per indicare che tale beatitudine in cielo è eterna e che non ha fine e che è anche più eccellente di tutte le gioie e i beni, così come l’oro è il minerale più pregiato, nobile ed eccellente».
La “rosa di Lutero”: simbolo della chiesa luterana?
Un caro amico ecumenico mi chiese di recente: “Avete un logo, un simbolo per la vostra chiesa?” La domanda mi colse si sorpresa, esitai un attimo e poi indicai l’iscrizione marmorea sulla facciata della nostra chiesa vicina all’ingresso principale sul campo SS. Apostoli: “Evangelische Kirche AC” (=Augusatanae Confessionis). La Confessione Augustana, professione spiccatamente ecumenica, formulata da Filippo Melantone e sottoscritta dai principi e dai rappresentanti delle città imperiali evangelici (tutti esclusivamente laici), fu letta e consegnata pubblicamente il 25 luglio 1530 davanti alla dieta imperiale e costituisce tuttora la più importante dichiarazione evangelica (che vale naturalmente anche per la CELI). Ma il nostro primo documento è composto da lettere, e non è quindi un logo. Mi venne allora in mente la “rosa di Lutero”.
Molti la conoscono, ma pochi conoscono significato e antefatti. Dopo la scomunica papale (gennaio 1521) e i l bando imperiale (Worms, 8 maggio 1521) Lutero era un fuorilegge che tutti potevano liberamente uccidere; il principe elettore Federico il Saggio lo mise sotto la propria protezione (Wartburg). Quando ebbe luogo la dieta di Augusta (20-6/19-11-1530), presieduta dall’imperatore Carlo V e decisiva per la questione religiosa, Lutero dovette rimanere sulla Veste Coburg, la fortezza nel territorio dell’elettorato di Sassonia più vicina alla città di Augusta, da dove partecipò attivamente attraverso lo scambio epistolare quasi quotidiano con gli evangelici (F. Melantone). Qui il principe Johann Friedrich, nipote e futuro erede di Federico il Saggio ed entrato nella storia come “il magnanimo”, volle donargli un anello con sigillo recante uno stemma di sua scelta. Lazarus Spengler, amico fedele e coraggioso di Lutero, segretario comunale della città imperiale di Norimberga che nel 1520 fu uno dei primi che prese le parti di Lutero pubblicamente con un “discorso di protezione”, realizzò il p rogetto descritto così da Lutero: “un segno della mia teologia. Prima dev’esserci una croce nera inserita in un cuore che ha il suo colore naturale, affinché io mi ricordi che la fede nel Crocifisso ci rende beati. Poiché il giusto vivrà per fede, per la fede nel Crocifisso. Ma il cuore deve trovarsi al centro una rosa bianca, per indicare che la fede dà gioia, consolazione e pace; perciò la rosa dev’essere bianca e non rossa, perché il bianco è il colore degli spiriti e di tutti gli angeli. La rosa è in campo celeste, che sta per la gioia futura. E il campo è circondato da un anello d’oro per indicare che tale beatitudine in cielo è eterna e che non ha fine e che è anche più eccellente di tutte le gioie e i beni, così come l’oro è il minerale più pregiato, nobile ed eccellente.” (lettera dell’8 luglio 1530 a L. Spengler). Il 15 settembre 1530 il principe Johann Friedrich si recò alla Veste Coburg per vedere Lutero e per donargli l’anello che da allora in poi egli adoperò per la propria corrispondenza.
L’immagine è infatti un simbolo profondo della teologia di Lutero. Dobbiamo, tuttavia, chiederci se è lecito usarlo come simbolo della chiesa evangelica-luterana senza stravolgere il pensiero di Lutero. Nel 1522 Lutero si pronunciò in modo categorico nello scritto “Una fedele ammonizione a tutti i cristiani” (redatto nella Wartburg dopo un breve e segreto soggiorno a Wittenberg): “Per prima cosa chiedo di tacere il mio nome e di non chiamarsi luterani, ma cristiani. Cos’è Lutero? L’insegnamento non è mio … Come potrebbe essere che io, povero puzzolente sacco di vermi, dia il mio nome ai figli di Cristo? Quindi caro amico lascia che vengano cancellati i nomi di parte. Io non sono e non voglio essere il maestro di nessuno. Assieme a tutta la comunità io posseggo l’unico comune insegnamento di Cristo che è il solo nostro maestro. Matteo XXIII.” ([23,8]. Tutto ciò significa che Lutero non è il fondatore di un orientamento o di un partito cristiano, ma che egli è il riformatore della chiesa. Non era sua intenzione dar vita a una nuova forma confessionale: egli considerava piuttosto il proprio insegnamento come un bene comune della chiesa. Questa indicazione di Lutero dovrebbe ecumenicamente essere e rimanere una guida.
(Frithjof Roch, già pastore luterano a Venezia)