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G.R. Considerazioni sulla presunta immortalità dell'anima

di Giorgio Ruffa


E non temete coloro che uccidono il corpo, ma non possono uccider l'anima; temete piuttosto colui che può far perire e l'anima e il corpo nella geenna (Matteo 10, 28).


Chiunque apra una Bibbia si sarà accorto della difficoltà di un'interpretazione univoca. Con questo non dico nulla di nuovo, ma credo che nessuna dottrina sia mai stata tanto travisata, e forse trascurata, come quella sull'immortalità dell'anima. Eppure le Scritture sembrano non lasciare dubbi su questo. Vediamo.


Ammettere l'esistenza di due enti eterni di cui uno, per definizione, creato va certamente contro il principio di non contraddizione (Aristotele, Metaph. 4, 1005b) in quanto si avrebbero due infiniti in atto. L'infinito non puo' che essere che uno altrimenti verrebbe limitato, il che è impossibile. Infatti un ente in se' eterno e quindi infinito (a-peras, privo di limitazioni) non può essere definito (porre limitazione) da un suo sottoinsieme che deve il suo essere ad altro, proprio in quanto all'interno dell'ente infinito. In altre parole l'uomo in quanto essere finito deve il suo essere da altro da sé. Allo stesso modo la sua anima dato che “il signore Iddio formò l'uomo dalla polvere della terra e gli alitò nelle nari un fiato vitale"(Gen.2, 7). Questo spirito vitale non appartiene all'uomo bensí all'ente causa prima, ossia Dio in quanto all'uomo il Creatore dice: "Tu sei polvere e polvere ritornerai" (Gen.3,19).


Chi legge potrà dire:" Ma come, ricorri ad Aristotele e quindi a categorie umane?". Rispondo, no! Questo preludio "filosofico" serve solo come strumento. Per Aristotele e, in generale, per il pensiero classico l'anima era immortale. Allora quale migliore occasione che usare Aristotele per confutarlo. Ma, in questa sede, non intendo assolutamente perdermi in sofismi, in quanto non è mia intenzione dimostrare, bensì esporre il problema. Quindi per il resto dell'articolo ricorrerò, prevalentemente, a passi della Scrittura.


Continuando con il nostro discorso, la creatura non può arrogarsi il diritto di autosussistenza. Infatti il volere l'essere di sé, ossia la plotiniana temerarietà di considerarsi cosa propria, è l'essenza del peccato originale, ben rappresentato dalla ribellione di Lucifero (Is. 14,12-15). Solo in Dio l'amore di sé è positivo, in quanto indica il suo creativo atto di autocontemplazione: Dio poi ama le sue creature in quanto provenienti da sé. Noi siamo alterità finita, null'altro: il nostro amor di sé non può esser altro che un atto di ribellione (v. Lev. 24,15). Questo attegiamento ha provocato l'allontanamento dal Logos. Ecco allora la necessità di giustificare l'escatologico ritorno al Logos, per sola “volontà" del Logos. Inoltre il peccato, come dice Kierkegaard, stabilisce una differenza qualitativa tra Dio e l'uomo così profonda come non è mai stata stabilita: questo rende l'uomo nullo dinanzi al Creatore. Ma Dio, buono e giusto, eleva, per grazia, la creatura da questo misero stato.


Tutto questo è ben spiegato da Paolo:"Anche voi eravate morti per le vostre colpe e i vostri peccati, nei quali un tempo viveste alla maniera di questo mondo, seguendo il principe delle potenze dell'aria, quello spirito che ora opera negli uomini ribelli. Nel numero di quei ribelli, del resto, siamo vissuti anche tutti noi, un tempo, con i desideri della nostra carne, seguendo le voglie della carne e i desideri cattivi; ed eravamo per natura meritevoli d'ira, come gli altri. Ma Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati" (Efes. 2,1-5).


Molti potranno obiettare che è proprio il fatto di essere simili (Gen. 1,27) al creatore che contiene la possibilità di deviazione. Ma all'uomo era stata indicata la giusta via: “Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza" (Deut 30,19), tutto il resto cade sulla responsabilita' umana (v. Giov. 15,22). Sulle conseguenze di questa scelta rimando ad altri due miei interventi: La volontà; umana nell'economia della Redenzione. e Lutero e la questione del libero arbitrio.


A titolo di esempio, possiamo far notare che nella complessa cosmologia Gnostica (valentiniana) l'emanazione Sophia temerariamente vuole, in quanto libera, conoscere Ennoia (pensiero, principio di tutto) e a causa di cio' viene precipitata al di fuori del Pleroma (pienezza) schiava delle passioni (tristezza, timore, disagio). L'escatologia valentinina vede l'apparire, dal Pleroma, la figura del Salvatore (Soter) che recupera la parte spirituale in cattivita'. Ora qui non ci interessa analizzare la visione gnostica, ma vediamo che tale esegesi esprime chiaramente lo stato di dipendenza dell'anima come emanazione da un principo.


Ora, per dirla con Ockam, l'anima umana, senza porci il problema se sia Forma del corpo (secondo Tommaso d'Aquino) o se sia inscritta all'interno di un corpo sensibile (secondo Agostino), è tenuta in vita da una Causa Conservante, ossia Dio, che la pone continuamente in essere.


A questo punto credo sia chiaro che l'anima non possiede e non puo' possedere un'immortalità propria: siamo simili non uguali al Creatore. Altrimenti dovremmo ammettere un mondo parmenideo dove tutto è essere infinito ed il divenire viene considerato apparire e non passaggio dall'essere al non essere. Tale mondo dà luogo ad una serie di conseguenze aporetiche che appartengono alla filosofia e che, in questo contesto, non ci riguardano.


Colgo l'occasione di sottolineare come sia stata proprio la filosofia, soprattutto quella moderna e contemporanea puramente teoretica, a snaturare il senso dell'essere e dell'uomo a furia di indagare con mezzi cosiddetti “razionali". Del resto Paolo lo aveva ben recepito: "Infatti, dalla creazione del mondo in poi, le sue perfezioni invisibili possono essere contemplate con l'intelletto nelle opere da lui compiute, come la sua eterna potenza e divinitá; essi sono dunque inescusabili, perché, pur conoscendo Dio, non gli hanno dato gloria né gli hanno reso grazie come a Dio, ma hanno vaneggiato nei loro ragionamenti e si è ottenebrata la loro mente ottusa. Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell'incorruttibile Dio con l'immagine e la figura dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili. Perciò Dio li ha abbandonati all'impuritá secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la veritá di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. "(Rom. 1, 20-25). Come pure:" Poichè la Parola della croce è pazzia per quelli cha periscono; ma per noi che siam sulla via della salvazione è la potenza di Dio; poich'egli è scritto: Io farò perire la sapienza dei savî e annienterò l'intelligenza degli intelligenti" (I Corinzi 1, 18-19).


La prima conseguenza della mortalità dell'anima è riscontrabile nello stato d'incosciente attesa dei defunti, la figura del "seme" (cfr. 1 Cor. 15, 38-39; 1 Pie. 1, 23-24) forse riassume bene questo concetto. Nessuna intercessione per i defunti (introdotta a partire dal IV secolo) o da parte di santi (la cui canonizzazione fu introdotta a partire da papa Giovanni XV nel 995), nessun purgatorio (dottrina istituita da Gregorio Magno nel 593), tutte invenzioni umane del resto, sono piú giustificabili. Altrimenti che senso avrebbe la dottrina, fondamentale nel nuovo testamento, della Resurrezione?


Paolo dice: "Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti [che dormono].Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrá anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo"(1 Cor. 15,20-22).


Mi sono spesso chiesto come mai parole così chiare non siano mai state univocamente interpretate. Certo in ambito cattolico romano la causa di tutto fu Aristotele abilmente addomesticato da Tommaso d'Aquino. Ma Lutero aveva denunciato questi scandali. In alcune delle 97 tesi contro la filosofia scolastica, del 1517, Lutero dice:" 41. Quasi tutte le affermazioni di Aristotele nell'Etica sono pessime e contrarie alla grazia 42. E' un errore dire che la sentenza di Aristotele sulla salvezza non è contraria alla dottrina cattolica 43. E' un errore sostenere che "senza Aristotele non si diventa teologo" 44. Anzi, non si diventa teologo se non senza Aristotele 50. In breve, tutto Aristotele sta alla teologia come le tenebre stanno alla luce".

Perche' la tradizione protestante successiva non si pronunció all'unisono su questi problemi? La risposta non è facile. Inoltre, questa, non è la sede in cui ci si può perdere in una complessa analisi storica.


Ritorniamo, dunque, al testo biblico. Leggiamo da Ecclesiaste 9: "[5]I vivi sanno che moriranno, ma i morti non sanno nulla; non c'è più salario per loro, perché il loro ricordo svanisce. [6]Il loro amore, il loro odio e la loro invidia, tutto è ormai finito, non avranno più alcuna parte in tutto ciò che accade sotto il sole. [10]Tutto ciò che trovi da fare, fallo finché ne sei in grado, perché non ci sará né attivitá, né ragione, né scienza, né sapienza giù sotterra, dove stai per andare". Lutero commenta: "Poiché i defunti giacciono nella tomba e non hanno nessuna nozione dei giorni e degli anni, quando si risveglieranno sembrerà loro di aver dormito solo un istante". Solo in questo senso la comunione dei Beati e' immediata dopo la morte. Ricordiamo che il tempo è una categoria relativa al mondo fenomenico o sensibile.

Questo concetto di “oblio" del defunto e' ribadito in molti passi, per esempio:


Tutta questa serie di passi è complementare al concetto di Resurrezione, la quale, altrimenti, perederebbe di senso. Inoltre con il ritorno di Cristo (Parousia) avverrà il giudizio, solo allora. Leggiamo:" Non vi meravigliate di questo, poiché verrá l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna"(Giov. 5,28-29). Questo avverrà poiché:" Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l'avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io"(Giovanni 14, 2-3). Seguendo il vangelo appare chiaro che sino al giorno della Parousia i defunti non avranno alcuna parte attiva: essi riposano.


Se i passi precedenti non bastano leggiamo:" poiché egli ha stabilito un giorno nel quale dovrá giudicare la terra con giustizia per mezzo di un uomo che egli ha designato, dandone a tutti prova sicura col risuscitarlo dai morti"(Atti 17,31). Proseguiamo :“ nutrendo in Dio la speranza, condivisa pure da costoro [i profeti], che ci sará una risurrezione dei giusti e degli ingiusti"(Atti 24, 15). Ed inoltre:" Non vogliamo poi lasciarvi nell'ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. [14]Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerá per mezzo di Gesù insieme con lui. [15]Questo vi diciamo sulla parola del Signore: noi che viviamo e saremo ancora in vita per la venuta del Signore, non avremo alcun vantaggio su quelli che sono morti. [16]Perché il Signore stesso, a un ordine, alla voce dell'arcangelo e al suono della tromba di Dio, discenderá dal cielo. E prima risorgeranno i morti in Cristo; [17]quindi noi, i vivi, i superstiti, saremo rapiti insieme con loro tra le nuvole, per andare incontro al Signore nell'aria, e così saremo sempre con il Signore"( I Tessalonicesi 4, 13, 17)


Come summa desidero riportare per intero il Capitolo 15 dalla prima Lettera ai Corinti, la chiarezza, quasi icastica, non dovrebbe dare luogo a dubbi. Spero che la lettura attenta di questo passo sia costruttiva per chi legge in quanto racchiude un sunto mirabile della dottrina cristiana.

I Corinti 15

[1]Vi rendo noto, fratelli, il vangelo che vi ho annunziato e che voi avete ricevuto, nel quale restate saldi, [2]e dal quale anche ricevete la salvezza, se lo mantenete in quella forma in cui ve l'ho annunziato. Altrimenti, avreste creduto invano! [3]Vi ho trasmesso dunque, anzitutto, quello che anch'io ho ricevuto: che cioè Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, [4]fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture, [5]e che apparve a Cefa e quindi ai Dodici. [6]In seguito apparve a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora, mentre alcuni sono morti. [7]Inoltre apparve a Giacomo, e quindi a tutti gli apostoli. [8]Ultimo fra tutti apparve anche a me come a un aborto. [9]Io infatti sono l'infimo degli apostoli, e non sono degno neppure di essere chiamato apostolo, perché ho perseguitato la Chiesa di Dio. [10]Per grazia di Dio però sono quello che sono, e la sua grazia in me non è stata vana; anzi ho faticato più di tutti loro, non io però, ma la grazia di Dio che è con me. [11]Pertanto, sia io che loro, così predichiamo e così avete creduto. [12]Ora, se si predica che Cristo è risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti? [13]Se non esiste risurrezione dai morti, neanche Cristo è risuscitato! [14]Ma se Cristo non è risuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede. [15]Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se è vero che i morti non risorgono. [16]Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; [17]ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati. [18]E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti. [19]Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere più di tutti gli uomini. [20]Ora, invece, Cristo è risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti. [21]Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrá anche la risurrezione dei morti; [22]e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo. [23]Ciascuno però nel suo ordine: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo; [24]poi sará la fine, quando egli consegnerá il regno a Dio Padre, dopo aver ridotto al nulla ogni principato e ogni potestá e potenza. [25]Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. [26]L'ultimo nemico ad essere annientato sará la morte, [27]perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi. Però quando dice che ogni cosa è stata sottoposta, è chiaro che si deve eccettuare Colui che gli ha sottomesso ogni cosa. [28]E quando tutto gli sará stato sottomesso, anche lui, il Figlio, sará sottomesso a Colui che gli ha sottomesso ogni cosa, perché Dio sia tutto in tutti. [29]Altrimenti, che cosa farebbero quelli che vengono battezzati per i morti? Se davvero i morti non risorgono, perché si fanno battezzare per loro? [30]E perché noi ci esponiamo al pericolo continuamente? [31]Ogni giorno io affronto la morte, come è vero che voi siete il mio vanto, fratelli, in Cristo Gesù nostro Signore! [32]Se soltanto per ragioni umane io avessi combattuto a Efeso contro le belve, a che mi gioverebbe? Se i morti non risorgono, mangiamo e beviamo, perché domani moriremo. [33]Non lasciatevi ingannare: "Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi".[34]Ritornate in voi, come conviene, e non peccate! Alcuni infatti dimostrano di non conoscere Dio; ve lo dico a vostra vergogna. Il modo della risurrezione [35]Ma qualcuno dirá: "Come risuscitano i morti? Con quale corpo verranno?". [36]Stolto! Ciò che tu semini non prende vita, se prima non muore; [37]e quello che semini non è il corpo che nascerá, ma un semplice chicco, di grano per esempio o di altro genere. [38]E Dio gli dá un corpo come ha stabilito, e a ciascun seme il proprio corpo. [39]Non ogni carne è la medesima carne; altra è la carne di uomini e altra quella di animali; altra quella di uccelli e altra quella di pesci. [40]Vi sono corpi celesti e corpi terrestri, ma altro è lo splendore dei corpi celesti, e altro quello dei corpi terrestri. [41]Altro è lo splendore del sole, altro lo splendore della luna e altro lo splendore delle stelle: ogni stella infatti differisce da un'altra nello splendore. [42]Così anche la risurrezione dei morti: si semina corruttibile e risorge incorruttibile; [43]si semina ignobile e risorge glorioso, si semina debole e risorge pieno di forza; [44]si semina un corpo animale, risorge un corpo spirituale.Se c'è un corpo animale, vi è anche un corpo spirituale, poiché sta scritto che [45]il primo uomo, Adamo, divenne un essere vivente, ma l'ultimo Adamo divenne spirito datore di vita. [46]Non vi fu prima il corpo spirituale, ma quello animale, e poi lo spirituale. [47]Il primo uomo tratto dalla terra è di terra, il secondo uomo viene dal cielo. [48]Quale è l'uomo fatto di terra, così sono quelli di terra; ma quale il celeste, così anche i celesti. [49]E come abbiamo portato l'immagine dell'uomo di terra, così porteremo l'immagine dell'uomo celeste. [50]Questo vi dico, o fratelli: la carne e il sangue non possono ereditare il regno di Dio, né ciò che è corruttibile può ereditare l'incorruttibilitá. [51]Ecco io vi annunzio un mistero: non tutti, certo, moriremo, ma tutti saremo trasformati, [52]in un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerá infatti la tromba e i morti risorgeranno incorrotti e noi saremo trasformati. [53]E' necessario infatti che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilitá e questo corpo mortale si vesta di immortalitá.[54]Quando poi questo corpo corruttibile si sará vestito d'incorruttibilitá e questo corpo mortale d'immortalitá, si compirá la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria.[55]Dov'è, o morte, la tua vittoria? Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? [56]Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la legge. [57]Siano rese grazie a Dio che ci dá la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! [58]Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell'opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

Tutto quanto detto ruota, ovviamente, su di una teologia cristocentrica, in quanto solo Cristo e' sommo ed unico sacerdote, mediatore e salvatore (v. Ebr. 9, 12-28; 10, 12-14). Quindi bisogna fare attenzione nel trattare con leggerezza simili argomenti per evitare il rischio di chiamarsi cristiani per poi, in realtà, non esserlo. Questo argomento si espone a mille sofismi: vogliamo una buona volta attenerci al testo? Ho sentito parlare di diverse antropologie nei due testamenti. Niente affatto, Gesù vive parla ed insegna da giudeo. Egli inscrive il suo meraviglioso messaggio all'interno della cultura dei Patriarchi rinnovandone ma non rinnegandone i valori (v. Rom. 11, 1-6). Sono perfettamente inseriti nella vita quotidiana del tempo l'episodio di Lazzaro (Giov. 11, 1-46), chiarificante, del quale Gesù dice “egli dorme", e quello della figlia di Jairo (Mt. 9, 18-19; 23-26, Mc.5, 22-24; 35-43, Lc. 8, 41-42; 49-56)


Credo di aver concluso, in un rapido e forse debole sguardo, le argomentazioni principali su questo difficile ed aperto problema. Era mia intenzione, come detto all'inizio, esporre l'argomento, nulla più. Se si apriranno discussioni sarò contento di parteciparvi. Noto che solo la Chiesa Avventista del VII giorno ha fatto di questo problema la base della sua confessione. Per quanto riguarda le altre confessioni vedo molta eterogeneità.


Concludo, come al solito, con queste belle parole di Lutero:"Poiché dunque da un lato abbiamo una sicurezza e dall'altro un gran pericolo e uno scandalo contro la Parola di Dio, perché dovremmo noi abbandonare la sicurezza per avventurarci nel pericolo, dove non abbiamo alcuna Parola che ci possa sostenere, consolare e salvare? Infatti sta scritto:" Chi si espone al pericolo perirà (Eccl. 3,27). Anche il comandamento di Dio dice:" Non tentare il signore Iddio tuo " (Deut. 6,16).


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Created: Sunday 18 August 1996, 10.47.36 Last Updated: Thursday 22 August 1996, 9.12.50