Rapporto Fede Omosessualità: un problema?

Giorgio Ruffa


Come al solito esprimo il mio punto di vista su di un argomento dibattuto. Non sarà, ovviamente, che una goccia nel mare, ma visto che in passato mi sono trovato a discutere su questo non vedo nulla di strano nell'esprimere, in questa sede, qualche riflessione, maturata anche dalle ultime notizie. Dopo la recente presa di posizione del Parlamento Europeo, si deve dire NO ALLA "NORMALIZZAZIONE" DELL'OMOSESSUALITA'? Le prese di posizione dei protestanti liberali non rappresentano la maggioranza degli evangelici. Il "no" della Chiesa cattolica è giusto ed è da appoggiare. I valori biblici sulla famiglia e sulla sessualità vanno difesi anche sulla scena politica. L'omosessualità è un abominio per l'Eterno Iddio. Gli omosessuali vanno aiutati ad abbandonare i loro comportamenti devianti dalla norma creazionale. Il Signore Gesù Cristo ha la forza per liberarli! Quest'ultime sono alcune delle rimostranze che vengono fatte. Personalmente, in generale, le approvo, ma devo chiarire, anche a me stesso, alcuni punti per non essere frainteso

Prima di tutto, perché parlo di problema? Per la semplice ragione che un'oggettiva incompatibilità con la "morale cristiana" esiste. Ma, nello stesso tempo, se la "fede" è la pietra di paragone, e dello scandalo, allora non vedo per quale ragione un omosessuale non dovrebbe avere, e vivere nella fede. Ma, ancora, una volta rigenerato nella fede, può un omosessuale mantenere gli stessi comportamenti?

Resta inteso, ovviamente, che l'omosessualità l'intendo acquisita, ossia come tendenza appartenente "geneticamente" al soggetto. Questo è un punto molto difficile da cambiare, in quanto sarebbe come dire ad un mancino di scrivere con la destra. Se poi l'omosessualità è quella che condannava Paolo in Romani 1,26-27 (<<Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro natura; similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento>>) il discorso è ancora diverso, non essendoci nulla da giustificare. Difatti, non nascondiamolo, le Scritture condannano chiaramente e duramente la "sodomia" e tutti i comportamenti che hanno come solo fine il piacere in se stesso. Come commentare le durissime parole dell'apostolo Paolo: <<Non sapete che gl'ingiusti non erediteranno il regno di Dio? Non v'illudete; né fornicatori, né idolatri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio. E tali eravate alcuni di voi; ma siete stati lavati, siete stati santificati, siete stati giustificati nel nome del Signore Gesù Cristo e mediante lo Spirito del nostro Dio (1Corinzi 6:9-11, Cfr. Ef 5:3-8; Col 3:5-10; Tit 3:3-7)>>. In effetti, Dall'uomo viene solo la morte, da Cristo la Vita. Premesso questo, da qui non c'è via d'uscita: tutti gli atti contro natura sono frutto del peccato. La corrotta natura umana ha dato sfogo alle abberrazioni più terribili. Ma il peccatore possiede una via d'uscita: la grazia divina. Inoltre visto che tutto ciò che Dio permette ha, finalisticamente, una ragione buona anche chi soffre questo problema va compreso e non demonizzato. Nell'economia divina anche il male è giustificato. La prima strada per chi soffre questo problema è affidarsi, come tutti i peccatori, a Cristo e confidare nella sua grazia. Noi uomini siamo tutti maledetti dinanzi ai suoi occhi, solo per il suo amore può esserci salvezza. Ricordatevi la Maddalena, il Fariseo etc...

Ma prima di dire altro, dal mio punto di vista, ogni commento richiede questo fondamento: Ridurre ogni pensiero all'ubbidienza di Cristo. In 2 Corinzi 10:1-6, specialmente il versetto 5, plasma la visione cristiana del mondo e della vita, specialmente quella forma di Cristianesimo rimasta fedele alla teologia dei Riformatori Lutero, Calvino, Zwingli, ecc. Noi dobbiamo distruggere "le argomentazioni ed ogni altezza che si eleva contro la conoscenza di Dio e rendiamo sottomesso ogni pensiero all'ubbidienza di Cristo". Il cristiano riformato crede che ogni ragionamento che neghi od escluda la sovranità di Dio si ponga in aperta disubbidienza verso di Lui e si apra al Suo giudizio. Quelle argomentazioni che si propongono di farlo devono essere abbattute, distrutte. La conoscenza di Dio deve essere portata in ogni area del pensiero. Ogni pensiero che esalti sè stesso contro la conoscenza di Dio deve essere abbattuto. L'essere umano non puo' escludere Dio da alcuna area della vita. Nessun pensiero potrà mai essere completo fintanto che non riconosca la sovranità di Dio su quell'area. Il cristiano riformato respinge l'idea che la fede in Dio possa essere esclusa da una qualsiasi sfera, come propagandano o fanno intendere i media liberali. Il cristiano riformato respinge l'ideologia laicista dalle scuole pubbliche e dalla politica perché esclude o nella migliore delle ipotesi emargina Dio da ogni scelta significativa che compie. In ogni caso tutto questo si pagherà e l'opposizione a questo andazzo vorrebbe anche dire far risparmiare alla società anche inutili sofferenze. Questo paragrafo fu scritto tempo fa dal pastore Paolo Castellina e qui l'ho voluto riportare in quanto lo sottoscrivo. Oggi, come ieri, dovremmo uniformarci al messaggio dei vangeli, ma il pensiero occidentale vuole uccidere Dio, e qualcuno stupidamente pensa di averlo fatto, sostituendolo con le divinità della tecnica, della libertà morale sfrenata e del consumismo. L'uomo, grazie alla scienza, si sente creatore, pensate alla genetica, e padrone della terra in cui vive. Da tutto ciò nasce il profondo degrado morale. Come ho ripetuto altrove, il comandamento divino non è un articolo di codice ma è il corollario di una massima che così può suonare:" TU UOMO NON DEVI PERCHE' NON PUOI [in quanto creatura] ". Il vero peccato dell'uomo è HYBRIS (tracotanza). L'uomo moderno continuerà ad uccidere, a distruggere e a profanare la creazione, di cui fa parte ma alla fine in un modo o nell'altro dovra darne conto sino "all'ultimo denaro".

Pertanto, l'omosessualità, in questo articolo, è intesa in modo diverso: non certo un'aberrazione sessuale in senso stretto. Non bisogna, neppure, considerare l'omosessulità come una punizione riservata ad una categoria umana. Infatti le punizioni devono colpirci tutti, in quanto peccatori.

Da qui dobbiamo, come sempre, distinguere, cominciando da un aspetto generale... La presenza dell'amore o meno. Che cosa intendiamo per amore? Un'attrazione fisica? Un coinvolgimento spirituale? Una sintesi tra i due? L'ideale è espresso dalla terza categoria. Escludo le prime due in quanto non rappresentano l'amore nella sua completezza terrena. In conclusione la terza categoria si esplica in I Corinzi 13, 13 <<Ora dunque queste tre cose durano: fede, speranza, amore; ma la più grande di esse è l'amore>>.

L'amore è per prima cosa l'incontro di due anime, un ritrovarsi dialettico come completamento delle reciproche mancanze. Il corpo entra in gioco nella sfera della conoscenza totale, come mezzo non certo come fine. Se accettiamo la tripartizione classica dell'uomo come costituito da Anima-Corpo e Spirito, rispunta quel furbacchione di Hegel. Nella Sintesi rappresentata dallo Spirito s'incontrano i contrari Anima-Corpo. Come piccola parentesi ricordo che le "triadi" sono una costante in tutte le più grandi culture, per esempio: La Trimurti (Brahma, Vishnu e Shiva) indiana, il Taoismo (Tao, Yin e Yang) cinese e ovviamente la Trinità cristiana.

Inoltre, il Cantico dei Cantici ci rende noto che cosa sia il vero amore terreno: un'immagine di quello divino. L'amato vede nell'amata tutte le perfezioni della terra: animali, profumi, paesaggi, alberi e tutta la creazione concorre a descrivere la sposa. E dialetticamente l'amata vede le stesse cose nello sposo, in una mirabile sintesi tra spirito e natura. Un amore simile è ideale al giorno d'oggi, ma è solo raro, non impossibile.

Ritornando al discorso, ciò che conta, quindi, è che l'aspetto "spirituale" sia vissuto in una corretta "corporeità". Inoltre Gesù non è venuto per i Farisei, ma i per i Pubblicani. Qui il Fariseo è colui che vuole dettare chiare regole per il corretto esplicarsi non solo della spiritualità, ma anche della corporeità. Come Pubblicani, e lo siamo tutti come figli del peccato, dobbiamo invece, con umiltà, chiedere a Dio se le nostre opinioni possano valere qualcosa di fronte a Lui.

Tutto ciò che esiste ha una ragion sufficiente in Dio. Di fronte a certi enigmi dobbiamo chinare il capo ed accettare la Sua volontà. Che ogni creatura sia "libera" (tra virgolette, in quanto il concetto di libertà qui non viene considerato sotto l'aspetto soteriologico, ma contingente) di seguire la propria inclinazione con un solo limite: la libertà stessa.

Qui non occorre scomodare Locke, Voltaire, Kant, il liberalismo etc. La libertà ha un limite: la libertà altrui. Concetto ben espresso nel Vangelo in Matteo 7, 12 e Luca 6, 31: "come volete che gli uomini facciano a voi, fate voi pure a loro". Questo riguarda ogni tipo di rapporto umano. Allora perché ghettizzare l'omosessuale? Non è certo questa la soluzione. Cristianamente, con l'aiuto di Dio, dobbiamo cercare di comprendere e sperare che egli possa risolvere spiritualmente la propria condizione.

Lo stesso lo posso applicare al razzismo: una persona, per me, può essere di mille colori o culture, con un solo limite: il rispetto delle libertà reciproche; io non devo invadere la sua libertà e lui la mia. Con questo non voglio parlare d'isolamento, ma di sintesi nella differenza (ecco che ritorna). La differenza, per porsi, necessita dell'identità. E questo incontro non può che portare ad una crescita reciproca. Cose semplici a parole, ma l'istinto di voler dominare sugli altri ha sempre distorto questa visione: dominazione che non è altro che la paura del diverso. Come cristiani, poi, vediamo che in Cristo vi è la sintesi di tutte le differenze: "Ut unum sint". E, ripeto, solo in lui possiamo cercare rifugio quando, ossia sempre, la ragione ci abbandona.

Una precisazione su I Corinzi 13, 13. L'amore qui è agàpe che viene tradotto, secondo la tradizione latina risalente ad Agostino, anche come carità, ossia il contrario di EROS. Quest'ultimo è concupiscenza mirata al possesso dell'oggetto, mentre agàpe è concupiscenza donativa: ossia miriamo all'oggetto per beneficarlo. Inutile dire che la via dell'agàpe è quella di Dio (vedi Rm 5,5ss e 8,35ss) che ha fatto donare la vita del suo Figlio unigenito Gesù Cristo affinchè fossimo salvati (Gv. 3, 16). Gli uomini amano (uso il termine con le avvertenze fatte) poiché sono stati amati, e tale amore si oggettiva nel rispetto del prossimo. Ossia l'Io si realizza solo in relazione all'Altro e questa "molla" d'unione è data appunto dall'agàpe. Paolo dice:" [L'amore,] non si comporta in modo sconveniente" (I Co 13,15). Che vuol dire? Probabilmente esso non deve dimenticare che è emanazione di Dio e quindi non deve ergersi in concupiscenza e dominio di sé.

Come inserire un'amore omosessuale in questo contesto? Difficile, ma mentre alcuni si sentono in dovere di porre LEGGI, per me il problema rimane aperto ed affidato alla maestà divina.

Detto questo, debbo dire che queste tematiche mi "infastidiscono". Non ho mai gradito più di tanto le "etichette". Esse ghettizzano una categoria invece di mostrarne la ricchezza in quanto differenza. Riassumendo: che ogni uomo sia libero di esprimere la propria sessualità, purché non manchi di rispetto all'Altro (essenza dell'agàpe). Ed è qui che si tocca un punto dolente... Tali unioni possono sconvolgere concetti come quelli di famiglia? Certamente, soprattutto nei casi in cui viene coinvolta una terza persona: i figli. Si, in quanto alcune coppie omosessuali pretendono di averne: con l'adozione o con discutibili pratiche genetiche. Qui si rischia di mancare di rispetto ad una persona che, in effetti, si trova coinvolta suo malgrado in questa situazione.

In queste cose il giudizio appartiene solo a Dio e non sta certo a noi giudicare. Gesù frequentava ambienti "impuri" dove prostituzione e malaffare erano di casa, con grande scandalo dei benpensanti Scribi e Sacerdoti (ancora oggi vivi e vegeti, reimbiancati oserei dire). Quale fu la sua risposta: un paradossale (agli occhi dei "giusti") perdono. Quindi non giudichiamo... di fronte ad un simile esempio rimane solo il silenzio dell'infinita Grazia divina.

Lo so, questa visione rischia di essere "ideale" e lontana dai fatti, ma questa è la mia fallibilissima opinione. In pratica, siamo tormentati da questi problemi. La visione cristiana della famiglia è stata distrutta nel xx secolo, non per colpa dell'omosessualità (la quale, se vogliamo sta solo ora ponendo questi problemi sul tavolo), che è sempre esistita, ma per una filosofia che ha posto sempre più l'uomo arbitro (illuso) del proprio destino, trasformando lentamente questa libertà in anarchia. Fuori da Dio non può esserci che peccato.

Per concludere. non ho mai usato una parola: Etica. Formalmente si intende una scienza finalistica. Ossia lo studio dei mezzi corretti per raggiungere un determinato fine. Si studia il movente della condotta umana al fine di dirigerla correttamente verso il suo fine. Il cristianesimo non è un etica? La sessualità ha un'etica? La Fede, in senso forte, dirige la condotta umana. Quindi si tratta di comprendere come il messaggio cristiano si rapporti con i problemi d'oggi. Senza quindi dimenticare la guida e la mano che Cristo ci offre.

<< I re della terra si sono sollevati, principi si sono riuniti insieme contro il Signore e contro il suo Cristo". Proprio in questa città, contro il tuo santo servitore Gesù, che tu hai unto, si sono radunati Erode e Ponzio Pilato, insieme con le nazioni e con tutto il popolo d'Israele, per fare tutte le cose che la tua volontà e il tuo consiglio avevano prestabilito che avvenissero. Adesso, Signore, considera le loro minacce, e concedi ai tuoi servi di annunziare la tua Parola in tutta franchezza, stendendo la tua mano per guarire, perché si facciano segni e prodigi mediante il nome del tuo santo servitore Gesù ».>> (Atti 4, 27-30).


Last Updated: 19th Mar 2000

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