diretto dallo scrittore Boriglione Carlo al Pontefice Pio IX,
contro il Poter Temporale della Santa Sede ed i molti suoi abusi;
opera dedicata a tutti i popoli del Cattolicismo.
Torino 1867.
Nell’anno delle commemerazioni dell’Unità d’Italia, questa pagina dello storico ottocentesco, Carlo Boriglione, ci riporta ai tempi di grande fermento durante i quali la Chiesa Cattolica Romana dovette scegliere la sua strada politico-religiosa. Molti, soprattutto all’interno della Chiesa ambivano ad una riforma che slegasse il più possibile dal potere temporale concentrandosi sulla missione spirituale. Il carattere di Pio IX era inizialmente teso al dialogo, persino con le correnti del cattolicesimo liberale del tempo, compagine tutt’altro che omogenea nei mezzi e nei fini. Uno dei grandi riformatori interni alla chiesa avrebbe potuto essere Antonio Rosmini, il quale, ricordiamo, auspicava un’Italia federale ed una chiesa libera dal potere temporale, ma dopo i fatti della Repubblica romana (1849) la diffidenza verso le riforme si fece preponderante… e ci si concentrò verso una restaurazione politica e dogmatica, non è infatti casuale la proclamazione del dogma dell’Immacolata concezione (1854), teso a rafforzare il potere religioso. Dinamica che verrà confermata dalle successive riforme liturgiche che porranno la liturgia come strumento di controllo delle coscienze all’interno della Chiesa, pensiamo alla devozione del Sacro Cuore resa festa universale nel 1856, e alla quale vennero successivamente dedicate ben tre encicliche: Annum Sacrum (25 maggio 1899) di Leone XIII, Miserentissimus Redemptor (8 maggio 1928) di Pio XI e soprattutto l’enciclica Haurietis Aquas (15 maggio 1956) di Pio XII, il resto è storia…
Ricordiamo, ritornando al contesto di questo documento, che l’atto più forte di Pio IX fu il dogma dell’infallibilità del papa (Concilio Vaticano I, 18 luglio 1870). Il dogma, voluto fortemente dal papa su prevalente ispirazione dei Gesuiti, suscitò le proteste degli ambienti laici del tempo e anche di una parte di quelli religiosi. Benché ora fortemente avversato dalla curia romana esisteva, come detto, un cattolicesimo liberale, tanto che una significativa minoranza dei padri del Concilio (prevalentemente francesi e tedeschi) preferì abbandonare Roma per non dare voto contrario al momento dell’approvazione, pur non sottraendosi all’accettazione del medesimo una volta approvato. Invece una piccola parte di vescovi dell’Europa centrale fuoriuscì dalla chiesa di Roma dando vita allo scisma vetero-cattolico, basato sul rifiuto del dogma dell’infallibilità.
Ma la cosa non finì qui, l’ultimo atto dogmatico di portata storica è rappresentato dall’assunzione in cielo di Maria… Il dogma cattolico è stato proclamato da papa Pio XII il 1º novembre 1950, anno santo, attraverso la costituzione apostolica Munificentissimus Deus. Tutti questi dogmi non furono, sebbene discussi, minimamente intaccati dal Concilio Vaticano II (in nove sessioni e in quattro periodi, dal 1962 al 1965, sotto i pontificati di Giovanni XXIII e Paolo VI), come non sono stati revocati molti decreti, ed anatemi, del Concilio di Trento (aperto da papa Paolo III nel 1545 e chiuso, dopo numerose interruzioni, nel 1563. Con questo concilio venne definita la riforma della Chiesa e la reazione alle dottrine del luteranesimo e del calvinismo).
“Il mio regno non è di questo mondo”
(Giov. XVIII, 36)
Dio ed il mondo intiero
Voglion l’Italia unita
Non più potenza al clero….
Ogni oppression finita.
L’Autore
SANTITA’! (1)[^]
Ferve da lungo tra l’Italia e la Santa Sede una lotta per parte di questa scandalosa e fatale. Scandalosa, perchè la Santa Sede, il cui ministero è puramente apostolico e santo, postergando i dettami del Vangelo, avvilisce e in ogni tempo avvilì e insultò ed ancora insulta la nazione intiera e calpesta insieme il diritto delle genti in mille differenti modi. Fatale, perchè tenendo essa la spada di Damocle ognor sospesa sul capo a’ suoi sudditi, raccoglie e paga snaturati mastigni, cui manda nelle vicine provincie a commettere atrocità e turpitudini orrende che poi benedice e glorifica.
Un tale procedere è prova che se la prepotente baldanza cui ne’ secoli tenebrosi la Santa Sede esercitava nelle nazioni e sopra tutti i coronati del mondo si è or mitigata, ciò avvenne contro sua voglia e solamente in forza della prodigiosa rivoluzione dai tempi operatasi, ma che nondimeno sulla zona infelice sottoposta ancora al di lei dominio, essa continua nel suo ordinario sistema brutale, di rigor e d’intrighi, e lungi dallo spiegar la bandiera evangelica d’amore, disprezzando ogni savio consiglio, indomita resiste all’imperiose esigenze del tempo e, senza badare ai mali ch’essa produce alla patria ed alla religione, arrovellasi nelle trame e nel furore per conservar una vana ma speciosa e lucrativa autorità che non gli appartiene, e che anzi da Cristo in modo assoluto vietata come contraria e radicalmente avversa all’Apostolato.
Meraviglia pertanto a riflettere come la Corte di Roma sia pervenuta ad invertire onninamente il santo carattere e l’apostolica sua missione. Però, quali siano le arti subdole e le contennende azioni a cui ricorse per sollevarsi al Triregno, noi le sappiamo, e sappiamo le perversità e gli orribili strazi con cui estese il suo Temporal Dominio, le quali cose le dichiariam sol degne dei mostri più efferati che abbia l’umanità partorito. Noi sappiam pure i sofistici argomenti e le stravaganti chiose, i pretesti e le astuzie a cui s’attenne per introdurre i suoi mille abusi, e i titoli santi e l’opre sacrileghe e i mezzi tutti che pose in pratica per radicar nelle masse il più stupido fanatismo intorno alla nuova sua dottrina e, non degli uomini del Santuario, tali cose le dichiariam capaci soltanto de’ luogotenenti di Satana.
Tutto ciò noi sappiamo, Beato Padre, e sappiamo ancora quali siano gli amminicoli di donazione e di lustro alla Chiesa con cui la Romana Corte oggi ancor difende la sua Temporal Monarchia, e li dichiariamo assurdi.
Adunque, Beatissimo, questa autorità elevata dall’impostura, violenza ed arte, che è tanto proibita dal Divin Maestro, che è così nociva ai popoli, che è origine di tutti gli errori, che non sarebbe mai esistita senza l’aiuto dei barbari Franchi usurpatori di Scilderico, i quai l’universo maledir dovrebbe per le afflizioni che da quella da lor conferta Signoria al vescovo di Roma dovè sopportare; questa autorità che non doveva esistere e che non esisterebbe più se oggi come allor non fosse per l’armi francesi che in odio alla giustizia, alla civiltà, al progresso e a danno d’Europa ancor la difendano, quest’autorità, diciamo, trovate Voi che s’acconci ai prescritti del Nazareno e si concilii col Vangelo? e questo Vangelo armonizzare ancor possa colla dottrina arbitraria, ridicola e falsa che come per corollario di quella Temporal potenza i Papi han fucinata? È impossibile!
Voi sapete le depredazioni e le immanità che si commisero dall’abborrito Poter della Tiara, e quanto esse nocquero alla religione ed agli uomini. Voi sapete dietro tal Potere, il mercato che dalla Curia Romana si fa delle cose sante: la vendita degli ossami cui fece far dovunque e specialmente in Germania. Voi sapete la collezione apocrifa d’Isidoro Mercatore; gl’insegnamenti falsi di Graziano nell’università di Bologna, conseguenza di quel Potere. Voi sapete le prediche che nel 1656 Grasset faceva in Ispagna contro i comandamenti di Dio: quelle che nel 1730 Tournamine faceva in Francia contro il Vangelo; i crimini che il prete Grignaschi spacciandosi Gesù Cristo commise nel 1849 a Viarigi in Piemonte; e le pene che Papa Giovanni XXII infliggeva a coloro che predicavano la povertà del Figliuol della Vergine. Voi sapete il tenor delle Bolle Unigenitus, Clericis laicos, in coena Domini ed Inter coetera e gl’intrighi di tutti i Pontefici nelle decisioni dei Concilii. Voi sapete gli spergiuri di Papa Giovanni XII: le vendette di Martino V e di Bonifacio VIII. Voi sapete le guerre di Giulio e di Nicolò II, d’Onorio III e di Alessandro IV. Voi sapete insomma gli eccessi di Papa Ildebrando S. Gregorio VII, i delitti di Benedetto IX e le scelleratezze d’Innocenzo III, d’Urbano Il, di Pio e di Sisto V e di Alessandro VI.
Ma che finalmente riandar cercando la crudeltà e la perfidia nei vostri antecessori, gli scandali nel clero e i disordini occasionali dalla corruttela invalsa col Poter Temporale. Voi, nella vostra esaltazione, avete dato al mondo cattolico le più lusinghiere speranze. E poi? Ci rifugge la penna, e lo spirito sente un orrido ribrezzo a descrivere le stragi che i rossi (or neri) dell’ insegna Union, egalité et fraternité commisero nel 49 per la vostra ambizione! Promotore del movimento nazionale: capo della Lega del 48; Voi che proclamaste l’editto di Portici; Voi che benediceste l’elsa al Magnanimo Re Carlo Alberto, soffocando ogni senso d’umanità e di ragione, Voi coronaste le vostre belle promesse con quel dramma a sanguinoso. Infamia!
E vi arrestaste a quell’atto? No: gli esilii, le torture, le carcerazioni ed i supplizi continuano. Nè vi commove a pietà la squallida vista d’immense tombe di morti che per lungo girar degli occhi vi si para allo sguardo e su cui taluna ha scritto: Volli la libertà del mio paese e Pio IX mi fe’ trucidare (2)[^]. Altre: Per osservar l’Evangelio e non l’abusiva dottrina papesca, Pio IX con atroci tormenti mi ha fatto perire. Altre: Amai l’equità e la giustizia, e fui perciò da Pio IX sacrificato sulla fior degl’anni. E sopra molte si legge: Roma 1849. Sopra tante altre: Perugia 1859 (3)[^]. E sopra una quantità di altre ancora: Ostia dell’oppression papale!
Nè vi destan rimorso e vi fan men fiero i gemiti degli orfani fanciulli, le lagrime delle vedove spose ed i sospiri d’infiniti vecchi superstiti che miseri ed inconsolabili per Voi giaccion sul lastrico. Misericordia! Caifas e Pilato erano men tristi ed iniqui! La voce dei martiri si confonde col pianto degli oppressi: quella vi grida vendetta al cospetto di Dio, e questo invoca sul vostro capo la maledizione dal cielo. E voi non ancor vi pentite! Anzi, son zeppe le carceri, e Voi erigete nuove case di forza. Freme dal brutal rigorismo il popolo, e Voi più dure persecuzioni aggiungete. Già inorridiscono gli sgherri, e Voi ancora innalzate patiboli. Scorre nelle vie di Roma il sangue innocente, e Voi continuate ad ordinar che si uccida. Chieggonvi grazia gli stessi iniqui giudici del povero Locatelli, e Voi sottoscrivete morte!
E le tante vittime immolate al feroce vostro orgoglio, e il tremendo olocausto che continuamente Voi fate degli onesti Romani non d’altro colpevoli che di amar l’ordine e la patria indipendenza (4)[^], ci fa supporre abbiate per programma del Vostro Governo la DISTRUZIONE!
Dinanzi ad uno specchio per tanti vituperi così spaventevole, potrà egli ancor il Papa chiamarsi ministro di Dio e capo supremo spirituale?
Qui, Santità, noi parliamo con tutta la schiettezza di cui siam usi e diciamo: Da Papa S. Zaccaria, cioè dal 741 in poi, dacchè il Vescovo di Roma, o come si vuole il Sommo Pontefice, accoppiando la croce e la spada, al pastoral lo scettro, lasciò la sua santa missione per farla da tiranno, noi non riguardiam più il Papa come il successore di S. Pietro e vicario di Gesù Cristo, ma piuttosto qual successor dei Numa, proconsole dei Dioclesiani e dei Caligola! Infatti, dove sono i segni e le opre che lo caratterizzano? Dove i principii della Bibbia? Dove sono le assise e le apostoliche virtù ? la carità (5)[^], la mansuetudine, la pietà, lo zelo per la religione, morì per il prossimo, la purità della fede e la santità dei Costumi? Codeste virtù che eccedono in merito qualunque sia giurisdizione e comando, e che sol esse formar devono lo splendor e la gloria degli Apostoli, dove sono? dove?
Degnatevi, o Pio, di esaminar paragonando le qualità e lo stato fra i Pastori del Vaticano e l’uom della rete, onde trovar se è modo poterli chiamare ancor suoi successori. Mirate attentamente, vi preghiamo, o Padre, deh! mirate quanto dall’Apostolo fedel vi siete allontanato! – S. Pietro era povero, il Papa è opulente. – S. Pietro era umile, il Papa è superbo. – S. Pietro era sobrio, il Papa è sibarita. – S. Pietro era modesto, il Papa è ambizioso. – S. Pietro era morigerato e casto, il Papa spesso è libidinoso e soventi concubinario. – S. Pietro mirava solo alla salute dell’anima, il Papa pensa unicamente a quella del corpo. – S. Pietro attendeva a’ sacri uffizi, il Papa a sensuali diletti. – S. Pietro esortava alla fratellanza ed alla unione, il Papa spinge a reazione, fomenta il brigantaggio, la discordia e il disordine (6)[^]. – S. Pietro esercitava opere di misericordia, il Papa esercita oppressione e barbarie. – S. Pietro era perseguitato, il Papa è persecutore. – S. Pietro sdegnando la caducità del mondo occupavasi esclusivamente di cose sante e spirituali, il Papa non curando lo spirituale si consacra tutto alla politica ed al più saporitissimo temporale. – S. Pietro invocava la benedizione e la pace pei reprobi che non volevano accettar il Vangelo, il Papa vuole la guerra e la distruzione (7)[^] dei buoni che non ammetton per dogma le sue esorbitanze. – S. Pietro predicava la dottrina di Cristo, il Papa, proscrivendola impone l’osservanza de’ suoi abusi. – S. Pietro esaltava la virtù e combatteva il vizio, il Papa di oggi premia il male (8)[^] e punisce il bene (9)[^]. – S. Pietro viveva di limosina de’ suoi lavori facendo penitenza, il Papa oziando vive in cimberli dei CINQUECENTO MILIONI che le imposte della bottega annualmente introducono all’uffizio della Sacra Penitenzieria. – S. Pietro vestiva alla buona un sol abito, il Papa sfoggia in paludamenti ed in ricchissime vesti. – S. Pietro camminava scalzo, il Papa corre in cocchio aurato, osa farsi baciar la pantofola e fa portarsi processionalmente in trono. – S. Pietro non aveva nè giurisdizione nè tetto, il Papa vuole una potenza ed una reggia. – S. Pietro voleva che nessun si umiliasse al suo cospetto, il Papa vorrebbe tutti prostrati ai suoi piedi. – S. Pietro non assumeva titolo verun di supremazia, il Papa vuol essere il capo del mondo, Dio sulla terra. – S. Pietro era santo e si diceva peccatore, il Papa è peccatore e si chiama Santo Padre, Infallibile. – S. Pietro nomavasi servo dei servi, il Papa invece vuol essere sovran dei sovrani. – S. Pietro chiamavasi apostolo di Gesù Cristo, il Papa s’intitola Sommo Pontefice e Re.
Questa è incontestabile istoria: il Pontefice e l’Apostolo stanno ai due estremi. Dove perciò riscontrasi ancora fra S. Pietro e il Papa una qualche analogia da potersi dir costui suo successore?
Ah! tutto è scioverso! la Santa Dottrina, l’apostolica missione, il carattere e lo stato sacerdotale non che le regole e gli usi, tutto, tutto fu da Roma orribilmente travolto ed invertito!
Però, in un sol punto, in un solo i Papi furono e pur troppo saran mai sempre zelantissimi imitatori di Pietro; ed è nella negazione: S. Pietro negò tre volte il Nazareno per pentirsi subito, i Papi lo negano cento volte al giorno e non si penton mai! E così dell’Iscariote: esso tradì e vendè una volta sola il Divin Maestro, ma la maggior parte dei Papi e dei loro adepti, qualunque divisa abbiano, lo tradiscono ad ogni batter di polso trasformando la sua Chiesa in postribole, e lo vendono in mille differenti modi facendo della sua religione un traffico esecrando (10)[^].
Santità! erriam noi forse o non è piuttosto il teorema dei fatti che parla? La verità è santa: nulla è più bello che il vero. Ed è a gloria del vero che noi vi esponiam nitidamente queste nostre ingenue riflessioni.
Vostra Beatitudine forse le chiamerà eretiche, critiche, aristarchee e piena di stizza non potendo come nei beati tempi pronunciar contro di noi un Auto da fè, griderà anatema, spalancherà l’inferno e ci dannerà al diavolo. Ma calmatevi: nulla di tutto questo ci spaventa.
Noi non siamo pessimista, nè materialista e neppure mazziniano, Dio ce ne guardi! Noi non siam uomo di partito, non mordace zoilo, non eretico, non fanatico, non settario, non fautor di false o nuove illogiche dottrine che quella di Gesù Cristo è la nostra: nè siamo adulator venale, non servil, non ligio, ma indipendente a tutti, e siam uom retto. Il più prezioso tesoro a noi è l’onore; e quest’onore non lo facciam consistere nell’ opulenza e splendor delle cariche, ma sol nella virtù, nelle buone azioni ed in una coscienza pura. E col principio d’imparzialità che in noi è severa legge, la nostra penna encomia il buon ecclesiastico, l’onesto artigiano
ed il tapinello oppresso, egualmente che biasima qualunquesia Gran Tamerlan colpevole, senza riguardo a potenza, a dignità ed a titoli, giacchè poniam sopra ogni cosa la verità e giustizia. Sarà dunque per questi motivi che noi siamo eretico? Han parlato come noi vari Concilii, dottissimi scrittori e Santi Padri. Il Concilio di Reims che convocossi nel 992 ne disse che Roma decideva, tutto secondo la quantità dell’oro e dell’argento che egli si dava. I Concilii di Costanza e di Basilea censurarono altamente i disordini personali del Papa e dei membri principali della Chiesa. Il Concilio di Laterano convocato nel decimosesto secolo accusò di abusi eccessivi la Corte pontificia. Ripresero colla penna e colla voce di molti scandali, chi i prelati, il clero e chi la Romana Curia, Mabilone, Du-Cange, Poggio, Vertot, Nicolao Psalmeo, l’abate d’Usperge, Gregorio d’Heimboworg, e S. Basilio, Sant’Ambrogio, Sant’Ilario, San Prospero, Sant’ Agostino, S. Cipriano, S. Grisostomo, Sant’Amante,
S. Bernardo, S. Gerolamo, ecc. ecc.; e costoro pure saranno eretici come noi e scomunicati? Ma l’etimologia della parola eretico deriva da eresia, cioè errore in materia religiosa, e significa professar massime contrarie alla Dottrina di Cristo. Noi premettiamo anzitutto che siam cristiani secondo questa dottrina: lo siete Voi pure? Vediamolo.
Contro il Poter Temporale, G. C. dice: Il mio regno non è di questo mondo (Giov. XVIII, 36). Chi mi ha costituito sopra di voi giudice o partitore? (LUCA XII, 14). E voi, Pontefici, volete esser giudici assoluti sopra ogni legge e costituirvi partitori d’imperi e di nazioni, ed anco esser re su questa terra a rischio di trovarvi poi nell’altra vita schiavi di Mammona.
Contro l’universal monarchia dei Papi, G. C. dice: Voi siete fratelli; e il maggiore di voi sia vostro servo (MATT. XXIII, 8, 11). I re delle genti le signoreggiano, ma non così voi; anzi, il maggiore fra voi sia come il minore (LUCA XXII, 25 e 26). Perciocchè chi è il minimo di tutti voi esso, è grande (Ib. IX, 48). E Voi magnificandovi di alti titoli comandate, imponete e volete esser superiori allo stesso Concilio ecumenico, a tutti gli ecclesiastici del cattolicismo, come pure a tutti i monarchi del mondo.
Contro il rigore per far abbracciare la religione, G. C. dice: Ammoniate i disordinati, confortate i pusillanimi, sostentiate i deboli, siate pazienti inverso tutti. Guardate che niuno renda mal per male ad alcuno: anzi procacciate sempre il bene, così gli uni inverso gli altri, come inverso tutti (I TESS. V, 14 e 15 ). Il Figliuol dell’Uomo non è venuto per perdere, ma per salvar gli uomini (LUCA IX, 56). Io gradisco benignità e non sacrificio, e il conoscer Dio anzichè olocausti (OSEA VI, 6). Non prendo diletto nella morte dell’ empio, anzi prendo diletto che l’empio si converta dalla sua via e che viva (Ezech. XXXIII, 11). Se alcun vuol venire dietro di me, rinunzii a se stesso, e tolga la sua croce e mi segua (Luca IX, 23). E voi, ben lontani di usar quella dolcezza e persuasione che vi è ordinata da Cristo per propagare la Santa Parola, impegnate guerre e commettete le atrocità più orribili (11)[^] contro chi non vuol credere, non il Vangelo, i vostri errori.
Contro la proibizione di leggere la Bibbia, Gesù Cristo dice: Tutta la Scrittura è divinamente inspirata ed utile ad insegnare, ad arguire, a correggere ed ammaestrare in giustizia (II Tim. III, 1 6). Perciocchè la Parola di Dio è viva ed efficace, ed è più acuta che qualunque spada a due tagli; e giunge fino alla divisione dell’anima, e dello spirito, e delle giunture, e delle midolla, ed è giudice de’ pensieri e delle intenzioni del cuore. Investigate le Scritture (EBREI IV, 12 ; Giov. V, 39). E voi invece la proscrivete, la condannate, perseguitate coloro che la leggono e costringete, od almeno vorreste costringer tutti a leggere e credere le fanfalucche che la malizia e l’ambizione papale anticristianamente oppose.
Contro la tradizione e le dottrine umane, G. C. dice: Perchè trasgredite il comandamento di Dio per la vostra tradizione? Invano m’onorano insegnando dottrine che son comandamenti d’uomini (Matt. XV, 3, 9). Ma avvegnachè poi ad un angelo del cielo v’evangelizzassimo oltre a ciò che v’abbiamo evangelizzato, sia anatema (GAL. I, 8). Io protesto ad ognuno che oda le parole della profezia di questo libro (la Bibbia), che, se alcuno aggiunge a queste cose, Iddio manderà sopra lui le piaghe scritte in questo libro; e se alcuno toglie delle parole del libro di questa profezia; Iddio gli torrà la sua parte del libro della vita e della santa città (Apocal. XXII, 18 e 19). E voi, sacri minsitri, disprezzando bassamente la religione e beffandovi di Cristo e delle sue minaccie, toglieste, aggiungeste e convertiste la divina legge in pretta papolatria ed in ver paganesimo colla lunga sequela dei varii Ordini e tutte le sue divote baldorie di feste, di luminarie, di ex-voto, di processioni e d’incensi e di miracoli ecc. ecc., superando in molti punti la superstizione idolatra.
Contro Il mercimonio delle cose sacre, G. C. dice: Sanate gl’infermi, nettate i lebbrosi, suscitate i morti, cacciate i demoni: in dono l’avete ricevuto, in dono datelo (MATT. X, 8). Poi entrato nel tempio prese a cacciare coloro che vendevano e che compravano in esso, dicendo loro: Egli è scritto, La mia casa è casa d’orazione, ma voi n’avete fatto una spelonca di ladroni (LUCA XIX, 45 e 46). Niuno può riscuotere il suo fratello, nè dare a Dio il prezzo del suo riscatto (Salm. XLIX, 7). E voi, Pontefici, ed a vostro esempio quasi tutti gli ecclesiastici, schiavi dell’oro (12)[^], calpestando le parole del Salvatore che grida maledizione al ministro venale, tassaste ogni funzione religiosa d’un prezzo, e rifiutate talor per capriccio ogni officio cristiano (13)[^], o se quel prezzo non vi vien prima pagato in contanti.
Contro il diritto che si arroga il Papa di dispensar e conceder indulgenza, G. C. dice: Io son la vite, voi siete i tralci: chi dimora in me ed io in lui, esso porta molto frutto: conciosiacosachè fuor di me non possiate far nulla. Se voi dimorate in me e le mie parole dimorano in voi, voi domanderete tutto ciò che vorrete e vi sarà fatto (Giov. xv, 5, 7). Conciosiachè v’è alcun altro Nome sotto il cielo che sia dato agli uomini per il quale ci convenga esser salvati (Atti IV, 12). E voi, malgrado le chiare parole di Cristo, quasi foste voi quel Nome (che è il Supremo), quasi foste voi pure arbitri della grazia, dispensate dalle leggi umane e divine concedete indulgenze (14)[^], mentre dovete implorar voi stessi la misericordia di Dio pei vostri falli.
Contro il divieto di mangiar carne, G. C. dice: Non ciò che entra nella bocca contamina l’uomo, ma ben lo contamina ciò ch’esce dalla bocca (Matt. XV, 11). Non v’è nulla di fuor dell’uomo che entrando in lui possa contaminarlo; ma le cose che escono di lui son quelle che lo contaminano (MARC. VII, 15). Niuno adunque vi giudichi in mangiare od in bere, o per rispetto di feste o di calendi o di sabati (Coloss. II, 16). Mangiate di tutto ciò che si vende nel macello senza farne scrupolo alcuno per la coscienza: perciocchè del Signore è la terra e tutto ciò ch’ella contiene (I Cor. X, 25 e 26). E voi, Pontefici, prelati e religiosi d’ogni colore, cui non siete gli esemplari di sobrietà e di parsimonia, cui (tranne poche eccezioni) non mangiate per vivere, ma vivete sol per mangiare; voi, a cui l’arte culinaria è quasi un secondo Vangelo, con ventre sibaritico-epicureo predicando all’altrui penitenza e digiuno, vietate a tutti, fuorchè a voi, di mangiar carne in dati tempi e in dati giorni, e fate caso di coscienza, anzi d’irremissibil colpa, a chi trasgredisce il divieto senza previo permesso, che, indulgenti…. per l’oro, negate mai se vi si chiede a suon di quattrini.
Contro il celibato degli ecclesiastici, G. C. dice: Bisogna che il vescovo sia irreprensibile marito di una sola moglie, sobrio e vigilante, temperato, onesto, volonteroso albergator de’ forestieri, atto ad insegnare: non dato al vino, non percotitore, non disonestamente cupido del guadagno, ma benigno, non contenzioso, non avaro; che governi bene la sua propria famiglia, che tenga i figlioli in soggezione con ogni gravità. Simigliantemente siano le loro mogli gravi, non calunniatrici, sobrie e fedeli in ogni cosa. I diaconi siano mariti di una sola moglie, governando bene i figliuoli e le proprie famiglie (1 Tim. III, 2, 3, 4, 11 e 12). Il matrimonio ed il letto immacolato è onorevole a tutti; ma Iddio giudicherà i fornicatori e gli adulteri (EBREI XIII, 4). E voi contro ogni legge naturale, vietando ai religiosi il matrimonio, faceste tanti libertini e scandalosi (15)[^] d’uomini onesti e deste luogo a tutte le oscenità, a tutti i disordini che tanto disonorano i minisiri del culto e la religione.
Contro la confessione auricolare, G. C. dice: Chi può rimettere i peccati se non un solo Dio? (MARC. II, 7). Venite a me voi tutti che siete travagliati ed aggravati, ed io vi alleggerirò (MATT. XI, 28). Io son quello che cancello i tuoi misfatti per amor di me stesso, e non ricorderò più i tuoi peccati (ISAI XLIII, 25). Così ha detto il Signore: Maledetto l’uomo che si confida nell’uomo (Gerem. XVII, 5). E voi dite: venite tutti confidare a noi i vostri mancamenti, perchè noi soli possiam rimettervi i peccati, assolvervi ed a nostro beneplacito mandarvi in paradiso, come se ci disubbidite precipitarvi per tutta l’eternità nell’inferno.
Contro il purgatorio, G. C. dice: In verità, in verità io vi dico che chi ode la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna e non viene in giudizio; anzi è passato dalla morte alla vita (Giov V, 24). Ora dunque non vi è alcuna condannazione per coloro che sono in Cristo Gesù (Rom. VIII, 1). Gesù Cristo è il spurgamento dei nostri peccati, e non solo dei nostri, ma ancora di quelli di tutto il mondo (I Giov. II, 2). Egli dalla croce al buon ladron gli disse: Io ti dico in verità che oggi tu sarai meco in paradiso (Luca XXIII, 43). Poi appresso vennero anche le altre vergini dicendo: Signore, Signore, aprici. Ma egli rispondendo disse: Io vi dico in verità ch’io non vi conosco. E questi andranno alle pene eterne, ed i giusti nella vita eterna. (Matt. XXV, 11, 12, 46). E voi fucinaste a guisa dei pagani un terzo luogo chiamato il purgatorio, di dove le anime dei buoni non salgono in cielo, che pel danaro cui vi è dato onde farvi cantar messe e funerali.
Contro i santi della Chiesa cattolica, G. C. dice: Iddio ha riguardato dal cielo sopra i figliuoli degli uomini per vedere se vi fosse alcuno che avesse intelletto, che cercasse Dio (Salm. LIII, 2). Tutti sono deviati, tutti quanti son divenuti da nulla: non v’è alcuno che faccia bene, non pure uno. Dio è verace ed ogni uomo è bugiardo (Rom. III, 12, 4). E voi collocaste di tai pelli una bullima di semidei (16)[^] in paradiso cui fate creder santi, quantunque indegni del luogo e indegni del nome, per le loro azioni, sia molto a dubitar non abbiano ottenuto l’exequatur dal Padre Eterno.
Contro l’invocazione ai santi, il Vangelo dice: Figliuoletti miei, io vi scrivo queste cose acciocchè non pecchiate, e se pur alcuno ha peccato, noi abbiamo un avvocato appo il Padre, cioè Gesù Cristo giusto (Giov. II, 1). Tu, Signore, sei buono e perdonatore, e di gran benignità inverso tutti quelli che t’invocano (LXXXVI, 5). Invocami nel giorno della distretta, dice Cristo, ed io te ne trarrò fuori, e tu mi glorificherai (Salm. L, 15). Chiunque avrà invocato il nome del Signore sarà salvato (Atti II, 21). Perciocchè v’è un sol Dio, ed anche un sol Mediatore di Dio e degli uomini Cristo Gesù uomo (I. Tim. II, 5). E voi pel vil mondano vostro interesse disconoscendo nella sua purezza il biblico linguaggio, a sfregio del Salvatore ed a danno dei popoli, insegnate di pregar i santi che i vescovi e la Curia Romana han canonizzati, i quali, dite, sono appo Dio tanti mediatori.
Contro il culto delle immagini, la Santa Legge dice: Non farti scultura alcuna, nè immagine alcuna di cosa che sia in cielo di sopra, nè di cosa che sia in terra di sotto, nè di cosa che sia nelle acque di sotto alla terra: non adorar quelle cose e non servir loro – Secondo Comandamento di Dio – (ESODO XX, 4 e 5). Non vi fate idoli e non vi rizzate scultura nè statua, e non mettete alcuna pietra effigiata nel vostro paese per adorarla, perciocchè io sono il Signore Iddio vostro (Levit. XXVI, 1). Iddio è spirito: perciò convien che coloro che l’adorano, l’adorino in spirito e verità (Giov. IV, 24). Adora il Signore Iddio tuo e servi a lui solo (Matt. IV, 10). Maledetto sia l’uomo che avrà fatto scultura o statua di getto che è cosa abbominevole al Signore (Deut. XXVII, 15). E voi, costanti oppositori del Vangelo, facendo in tutto a gara col paganesimo, ornaste le chiese di statue, d’immagini dedicati a Madonne di vario nome e ad un’infinità di santi patroni di città e villaggi, protettori d’arti e mestieri e preservatori di malattie a persone e bestie, e quei simulacri, con qualche mutamento di nome, li fate proprio adorar come si soleva le divinità dell’Olimpo.
Contro la celebrazione delle feste oltre la domenica, la Bibbia dice: Lavorerai sei giorni e santificherai il settimo – Terzo Comandamento di Dio – (Esod. XX, 6). E voi, colle tante vostre feste, pregiudicate in vari modi la società e vi riempite a sue spese il marsupio, mantenete vive la superstizione e l’ignoranza, ottenebrate lo spirito dei fedeli staccandoli dal Sommo Iddio; e, negando voi la nuova economia di grazia, d’amore e di adorazione spirituale che formano le caratteristiche preeminenti della vera Chiesa di Cristo, solennizzate quotidianamente a foggia de’ gentili e con quasi egual rituale, con egual pompa, eguali apparati la festività di questo o quello che chiamate santo, e fate eziandio santificar la memoria di tiranni e di certi sabbati che sono l’esecrato anniversario di stragi papali.
Finalmente contro Voi, Pio IX, in particolare, la Sacra Scrittura dice: Giosafat, solo per essersi coalizzato in guerra tuttoché giusta coll’empio Acabbo, anche col consiglio di quattrocento profeti, dicesi abbia corso pericolo di vedersi in preda alla divina giustizia; e se non fosse stato un uomo eminente per altre particolari virtù, la sua temerità non sarebbe stata sicuramente impunita (Lib. III dei Re, cap. XXII). E Voi, Santità, non credete alle Sacre Carte? Non temete la vendetta del Signore? E credete forse pel vostro carattere, per la vostra audacia e prepotenza di andar illeso dal castigo di Dio, Voi che non avete le qualità di Giosafat, e non coll’assentimento di profeti, ma sol per principio di vanità e per consiglio de’ vostri cortigiani e adulatori (principalmente dell’Antonelli e del cardinal-omicida Demerode) vi coalizzate coi briganti, coi più perversi, più empii, coll’immonda feccia degli uomini in una guerra per parte vostra così ingiusta e contro un monarca il più benefico e popolare, la cui bontà e lealtà lo fa universalmente chiamar Re Galantuomo? Sicchè, dopo una così chiara e nitida esposizione, ditelo Voi medesimo, Pio, chi di noi due è l’eretico? Voi certamente (17)[^].
Per pietà, Beatissimo, correggetevi! emendatevi! Battetevi il petto e pregate perdono al Supremo, dicendo: Mio Dio!
perdona il tuo servo! perdona colui che tradì il tuo popolo, che travisò la tua Dottrina, e che a nome tuo commise ogni empietà! Quindi aggiungete: Oh Signore! insegnami la tua via, e fa ch’io cammini nella tua verità: unisci il mio cuore al timor del tuo nome (Salm. LXXXVI, 11). Sì, Beato Padre, emendatevi! Esaminate seriamente la vostra coscienza: siate contrito: sentite dolore: abbiate rimorso, anzi inorridite pei tanti vostri peccati! Confessatevi a Dio: fate pace con Lui: fate pace con Vittorio Emanuele: fate pace coll’Italia, sia pace all’Europa…… a tutti sia pace. Versate lagrime e struggetevi in pianto per l’opposizione cui fate alla Legge Eterna e per gli abusi che esercitate nel vostro mandato. Pensate che dietro alla colpa Dio pose il castigo: ravvedetevi in tempo! Retrocedete dal calle che a perdizione vi guida: percorrete il sentiero che vi conduce a salvezza. Consegnate il vostro scettro alla patria: seguite la Dottrina di Pietro ed imitate la sua povertà. Salvate anzitutto l’anima vostra. Quella Podestà così rigorosamente vietata al vostro ministero, lasciatela; e lasciate la vanità, il fasto, il lusso. Rinunziate all’errore: tornate al Vangelo. Cessate d’essere ministro di Baal: fatevi Apostolo di Dio. Non siate opulente: non siate sovrano; ma siate povero e siate servo. Il vostro dominio sia la manifestazione della Santa Parola; e l’esercizio delle buone opere sia il vostro splendore. Non siate crudele, venal, menzognero; ma siate pietoso, giusto, non cùpido: e la carità, umiltà, la virtù siano sempre con Voi.
Questo è il carattere e lo stato ch’esige la vostra missione; e questi sono gli strettissimi obblighi che v’impose Colui che quaggiù rappresentate.
Che ne dite, Pio? Ciò forse non vi va a cappello e non vi seconda il genio?
Vorrete ancora si dica che il Pontefice il primo per avidità di regno s’oppone agli insegnamenti di Cristo e rovescia sin dalle fondamenta la religione?
Vorrete ancora si dica che la Curia Romana bestemmiando alla Trinità Divina incarnossi nella umana trinità d’Erode, Giuda e Barabba per iscannare, prendere e tradire (18)[^]? Vorrete ancora si dica che il Papa usurpando quaggiù il Santo nome di Dio divenne da Apostolo un tiranno? Vorrete ancora si dica che i ministri del Santuario a vece d’essere il sale della terra son divenuti la pietra d’ogni scandalo? Vorrete ancora si dica che voi fornicate coll’oppressore, e prostituite la Santa Venerabil Dea affidatavi ? Vorrete ancor sempre si dica che il vostro pergamo è la tribuna della menzogna (19)[^]; che il vostro confessionale è il tetto delle diaboliche insinuazioni (20)[^]; che il vostro altare è un banco d’imposte; la vostra religione la religion dell’oro; la vostra chiesa una bottega (21)[^]; il vostro Dio il danaro, ed il vostro paradiso il ventre?
Deh! penitenza o Padre, penitenza!
Voi, in compagnia di feroci altre despoti dal vel d’agnello cui fan decantar liberali le barbare ed inique lor teorie, troppo avete conculcato i popoli. Ora L’ANNO DEL PENTIMENTO È VENUTO: omai l’Angelo della Giustizia contro l’empio ed il traditor ha sguainata la spada. Credete: senza voler farla da profeti ve lo diciamo: Il 1867 per decreto della Provvidenza, dovrà segnar la sempiterna fine dell’amorosissimo paternal Dominio dei Papi.
E malgrado i vil conati, le trame orrende e l’arti indegne che fansi oltr’Alpi occultamente e che pur ora dal più semplicion si sanno per scindere e rovinar l’Italia; malgrado il sostegno dei devoti zuavi e dei legionari antibiani raccoltivi dalla Francia in odio alla Convenzione del settembre; malgrado le spavalderie del Dumont, la protezione del compadre e l’appoggio dei briganti; malgrado il vostro non possumus ed il vostro non volere, l’Italia non si lascierà più oltre imporre da chi ha nulla a far in casa nostra: conoscerà i suoi diritti, romperà le esitanze…., e Roma, Roma aprirà le sue porte all’armi italiane, ritornerà la capitale della eletta e intelligente nazione, la dominante del Regno (per or)[^] delle cento città, ed il Campidoglio la Sede perpetua del più glorioso fra i monarchi il Gran Vittorio Re Galantuomo, e della amata ed augusta, benedetta dal Signor, sua Real Dinastia.
Padre! a che più dunque esitare? Ricordatevi dell’esempio di Giona profeta; date ascolto alla voce che santamente vi chiama: pentitevi! Non lasciate si dica che tutto si è assopito nella vostra coscienza contaminata e che il vostro cuor di porfido più nulla ode. Fate tacere i lamenti di un popolo da dodici secoli oppresso e diviso. Attutite le recriminazion delle sette, i biasmi dei diarii, le ripulse dei Governi…… ascoltate noi….. pentitevi! Gettate lo scettro: abbandonate quel trono lordo di sangue umano, sul fronte al qual è scritto: MENZOGNA! e che piantato sopra venticinque milioni di vittime scannate, si regge sol coll’astuzia, l’iniquità, il terrore; quel trono così incompatibile col progresso (22) dei tempi e tanto contrario al Vangelo; quel trono cui è la negazione di Dio e l’odio del mondo; quel trono che è causa di ogni danno e che forma il soggetto di questo nostro querule indirizzo.
Finalmente colle stesse parole di S. Colombano a Bonifaccio IV vi diciamo: “Ricordatevi che se Voi volete essere giudicato successore di Pietro per riguardo all’onore ed alla dignità che sostenete, dovete essere anche in tutto gelosamente custode della di lui fede”.
Perciò riformate la disciplina ecclesiastica e quella romana esterior liturgia di cerimonie teatrali. Sopprimete quella dottrina di uffizi pagani, di solennità antibibliche, di false credenze e di osservanze eteroclite. Abolite que’ tanti idicoli privilegi attribuitivi, l’infallibilità, la superiorità ai Concilii, l’universal monarchia, le investiture, le riserve, le dispense, le annate e quella simonia esiziale, ecc., onde non vi si possa più applicare il distico
” Le ossa dei Santi vendon le demonia:
Pietro è Scariotto, e Roma Babilonia.”
Allora farete opera gradita al Signore: Esso vi rimetterà i peccati e l’Italia vi perdonerà i tanti mali che gli avete fatto patire. Allora togliendo tuttociò che è di falso, tornerete al Vangelo, farete rivivere la fede, ristabilirete l’antica Chiesa di G. C. e la pace nelle coscienze turbate. Allora, insomma salirete il più grande di tutti i vostri antecessori: diverrete un Papa vero, altrimenti sarete sempre…… un papavero.
Perdonate, Beatissimo, se per l’amor patrio, il zelo per la religione ed il vivo desiderio che abbiam della vostra eterna salute vi parliamo un po’ energico e vi diciam tutta la verità senza reticenze e senza riserva. Perdonate le nostre doglianze amare, il vivace accento e le osservazioni aspre quantunque giuste…… perdonatecele come qual voce acuta che nel dolor si esala da chi vede l’amato suo padre in pericolo.
E persuasi intimamente nel fondo della nostra coscienza di non aver detto parola rivolta ad offendere la Venerabile Vostra Persona, ma sol d’esserci accinto pel trionfo della verità, della vostra salvezza e del pubblico bene ad esporre i mali che affliggono la Chiesa e civil società, emergenti principalmente dal Pontificio-Temporal-Dominio, ed il mezzo onde estinguerli, Vi supplichiamo a non voler isdegnare per l’amor di Dio tal nostra esposizione, ma di leggerla, ponderarla….. ed esaudirci.
E nella speranza che la flebil nostra voce vi scenda al cuore ed operi l’effetto che operò in Paolo, invochiamo la vostra benedizione protestandoci col massimo ossequio
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Di Vostra Santità
Graglia, il 21 settembre (23)[^] 1867.
Umilmo Ubbmo ed Affezmo figlio
Boriglione Carlo.