Vista l’attualità dell’argomento riporto questo bel testo di Dieter Kampen (pastore luterano di Trieste), tratto da: Sentieri di libertà. Contributi protestanti in ambito sociale, a cura di Dora Bognandi, Claudiana 2009.
I. Una nuova visione dell’uomo
Già nel Medioevo la chiesa gestiva scuole e facoltà, ma queste avevano lo scopo di formare un’ élite e i propri addetti ai lavori. Con la Riforma invece l’istruzione e il ruolo della conoscenza ottennero un tutt’altro significato e divennero prerogativa di tutti.
Infatti la Riforma si colloca in una svolta epocale che non riguarda soltanto la teologia. La visione del mondo cambiò radicalmente, p.es. con la scoperta d’America (1492 – nello stesso anno Martin Behaim presenta il primo globo) e più tardi con la svolta Copernicana (1543) che ribaltò la teoria allora corrente della terra quale centro dell’universo con la teoria eliocentrica. Importanti scoperte scientifiche vennero fatte. Soprattutto cambiò la visione dell’uomo. Il rinascimento aveva riscoperto l’uomo come individuo. L’umanesimo promulgava un nuovo ideale di uomo, orientato alle antiche civiltà greca e latina, e che includeva responsabilità individuali, un elevato livello etico e soprattutto un elevato livello di formazione culturale.
Questa nuova visione dell’uomo come individuo auto-responsabile venne pienamente accolta dalla Riforma, seppure con differenze decisive che nel 1525 condussero Lutero a rompere l’alleanza con l’umanesimo. Dal punto di vista della Riforma, non è più la chiesa a gestire il rapporto con Dio, ma ogni singola persona ha un rapporto diretto con Dio. Così la fede personale ottiene un ruolo chiave nel rapporto con Dio. Non era più sufficiente che i professionisti della religione conoscessero il messaggio biblico. Tutti dovevano conoscerlo. Quindi era necessario istruire tutti. Fede e conoscenza sono indissolubilmente legate. Chi non sa chi è Cristo, non può neanche credere in lui.
Lutero tradusse la Bibbia in tedesco, affinché tutti potessero leggerla. Le chiese della Riforma aprirono dappertutto scuole, affinché tutti sapessero leggere. Già agli inizi della sua Riforma Lutero esortava le forze laiche a fondare scuole con l’intento di far conoscere l’Evangelo:
“Nelle scuole superiori e di grado inferiore, prima di ogni altra cosa, la Sacra Scrittura, e per i fanciulli l’Evangelo, dovrebbe essere la lettura principale e più diffusa. E volesse Iddio che ogni città avesse anche una scuola femminile in cui le bambine ascoltassero per un’ora al giorno l’Evangelo, in tedesco o in latino…Non vi pare che sarebbe giusto che ogni cristiano sui nove o dieci anni conosca tutto il santo Evangelo, nel quale sono contenuti il suo nome e la sua vita?” (WA 6,461) (1)
La nuova visione dell’uomo e la Riforma furono supportati da un’altra scoperta che cambiò il mondo: la stampa con lettere mobili inventata da Johann Gutenberg 1440 circa. Possiamo stimare il suo significato se paragoniamo la stampa di allora alla rivoluzione digitale del Computer oggi. La stampa metteva a disposizione informazioni e conoscenze ad un gran numero di persone. Quindi non si era più dipendenti da ciò che annunciavano le autorità ecclesiali e statali, ma era possibile controllare le informazioni con le fonti scritte. Inoltre le informazioni stampate davano un’impressione di maggiore oggettività rispetto ai libri scritti a mano, che esprimevano sempre il carattere individuale del copista. Il libro, dando informazioni, metteva la singola persona in grado di farsi un proprio giudizio e di prendere una decisione secondo la propria responsabilità. Perciò la vera arma della Riforma è stato il libro, senza il quale la Riforma non è pe nsabile né teologicamente né praticamente.
Un altro motivo per cui i sostenitori della Riforma stampavano libri e fondavano scuole era la convinzione di essere nel giusto. Quindi secondo la loro idea bastava insegnare alla gente a leggere e così, leggendo la Bibbia e gli scritti dei riformatori, ognuno avrebbe potuto costatare quanto la chiesa con il papa, i poteri temporali, i santi e le indulgenze si era allontanata dal vero messaggio biblico. Infatti tra le misure della controriforma cattolica c’era il divieto per i laici di leggere la Bibbia e gli scritti riformatori, bruciando regolarmente questi ultimi per eliminare il pericolo.
Oltre tutto l’istruzione fa parte integrante del DNA delle chiese evangeliche a causa del nesso tra parola e rivelazione. Per i Riformatori la Bibbia, che testimonia “la Parola diventata carne” (Giov. 1,14), è la fonte autorevole di rivelazione. Mettere le persone in grado di leggere, significa dare loro un accesso diretto alla Parola di Dio. L’alfabetizzazione di massa che in Europa cominciò con la Riforma protestante (nell’intenzione, nella prassi mancavano ancora le prerogative) preparava il terreno per l’opera della Parola di Dio.
II. La valutazione teologica
I Riformatori luterani e calvinisti hanno promosso ovunque la fondazione di scuole e ciò sembrava coincidere con il movimento umanistico. Questa coincidenza nascondeva però delle differenze profonde che Lutero poi mise in evidenza – senza però essere seguito più di tanto dai suoi colleghi più propensi al movimento umanista.
Possiamo cogliere questa differenza leggendo una frase di Erasmo da Rotterdamm, l’umanista più famoso del suo tempo: “homines non nascuntur, sed finguntur”(2), cioè: gli uomini non nascono, ma vengono formati” (1529). Il “vero uomo” è quindi il risultato di una formazione ed è chiaro che con ciò l’istruzione ottiene un ruolo chiave, potremmo dire quasi “salvifico”. Per prevenire fraintendimenti: Erasmo non intende l’uomo autonomo che crea se stesso. Nella sua visione l’uomo dipende da Dio, si forma con l’aiuto della grazia divina. L’esempio da seguire è Cristo al quale l’uomo dovrebbe avvicinarsi il più possibile. È facile vedere l’analogia alla dottrina della giustificazione cattolica, che prevede una collaborazione dell’uomo alla grazia divina- anche se oggi questa viene interpretata nel senso della giustificazione per sola grazia. Erasmo cerca la sintesi tra agire salvifico divino e agire umano formativo, tra cristianesimo e umanesimo.
Contro questa posizione Lutero ribadisce che essere “vero uomo” non dipende minimamente dall’opera umana, ma soltanto da Dio. “Veri uomini”, cioè figli di Dio, non si diventa per formazione, ma per la rinascita operata dalla Parola. Con ciò Lutero difende la giustificazione per sola grazia e con essa la libertà della fede e della persona. Nella sua distinzione tra uomo interiore e uomo esteriore, la formazione appartiene chiaramente all’uomo esteriore, perciò essa non ha un ruolo positivo per la salvezza. Al limite la formazione potrebbe aiutare a conoscere il proprio stato di perdizione. Nella distinzione luterana tra Evangelo e legge, la formazione appartiene chiaramente a quest’ultima. C’è quindi una distinzione netta tra annuncio della Parola di Dio e formazione. Perciò Lutero nega ogni pretesa salvifica all’istruzione e la colloca nella sfera del mondo.
Da tutte queste distinzioni ne consegue che la formazione è compito dello Stato, che appunto governa l’uomo esteriore con la legge. Quindi nei paesi che hanno aderito alla Riforma la responsabilità per le scuole passò dalla chiesa al governo. Ciò non significa che ci fu subito una scuola laica e statale indipendente dalla chiesa, in quanto a causa del legame stretto tra chiesa e stato, inizialmente la chiesa fu pienamente coinvolta nella gestione delle scuole, ma la Riforma protestante mise le basi per una scuola statale. In Italia invece la scuola statale fu introdotta appena con l’ unificazione del paese in contrapposizione alla chiesa.
Gli altri Riformatori, che per la maggior parte avevano ricevuto una formazione umanista prima di aderire alla Riforma, erano ancora più propensi a dare un grande importanza alla formazione. Filippo Melantone, il collaboratore più stretto di Lutero, promosse molto l’istruzione, scrivendo parecchi testi per l’insegnamento e l’organizzazione delle scuole. Infatti veniva nominato anche Praeceptor Germaniae, l’insegnante della Germania. Egli diede un ruolo positivo alla formazione senza abolire la distinzione tra legge ed Evangelo. È vero che la formazione non può generare la giustizia cristiana, ma la giustizia civile, cioè una giustizia esteriore. Questa non può salvare, ma la giustizia cristiana non può esserci senza la giustizia civile, per cui essa ha comunque un ruolo positivo e propedeutico. Per il resto la formazione è uno strumento utile, sia per la comprensione della Parola di Dio che per l’agire nel mondo.
Anche per Giovanni Calvino l’istruzione aveva un ruolo molto importante. Le scuole erano compito sia dello Stato che della chiesa e avevano un carattere ecclesiale. Servivano soprattutto a un’educazione cristiana. D’altra parte anche la chiesa veniva spesso indicato come “scuola”. Questa tradizione si è mantenuta presso le chiese protestanti italiane con il nome di “scuola domenicale” per i bambini. Anche le prediche avevano spesso un carattere catechistico. Per Calvino legge ed Evangelo, istruzione e predicazione non erano contrapposte come per Lutero, ma piuttosto si differenziavano gradualmente per quanto riguardava la loro chiarezza di rivelazione. Quindi l’accento stava più sulla continuità che sul contrasto, da cui si spiega il nesso tra scuola e chiesa, tra formazione e predica.
Tutto sommato nella prassi Umanesimo e Riforma andavano bene insieme e causavano un sensibile aumento del tasso di alfabetizzazione – anche tra le donne, perché anche loro dovevano aver accesso al messaggio biblico.
L’istruzione aveva ed ha a sua volta conseguenze importanti: poter leggere è indispensabile per aver accesso alle informazioni e l’alfabetizzazione è quindi la base della democrazia. Essa è anche indispensabile per l’eguaglianza tra i sessi. Anche se l’alfabetizzazione, l’eguaglianza dei sessi e la democrazia non venivano realizzati ai livelli di oggi, la Riforma ha dato comunque degli impulsi importanti che poi si sono sviluppati nel tempo. Nonostante tutte le differenze, anche importanti, si può osservare un filo rosso che conduce dalla Riforma, all’illuminismo fino alle democrazie di oggi.
Note:
(1) Martin Lutero: Alla nobilita cristiana della nazione tedesca (1520), Lutero. Opere scelte 11, a cura di Paolo RICCA, Editrice Claudiana, Torino 2008. Per conoscere gli scritti principali di Lutero sulla scuola vedi: Martin Lutero: Scuola e cultura, Lutero. Opere scelte 4, a cura di Maria Cristina Laurenzi, Editrice Claudiana, Torino 1990
(2) Erasmus v. Rotterdamm, Declamatio de pueris statim ac liberaliter instituendis. (Ed. critique, trad. et comm. Par J.-C. Margolin, 1966 (THR 76), pag.389
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