In cosa credono i Luterani

Una chiesa Luterana deve essere fondata, per quanto concerne la fede, la dottrina e il servizio, sul Vangelo di Gesù Cristo, così come ci è tramandato nella Sacra Scrittura, Antico e Nuovo Testamento, e testimoniato nelle professioni di fede della Chiesa antica e nella Confessione Augustana dell’anno 1530.” Per “professioni della Chiesa antica” si intendono nella prassi il Credo Apostolico (attestato fin dal IV secolo in Ambrogio e in Rufino, e all’inizio del VI secolo è presentato nella sua formula definitiva da Cesario di Arles.) e il Credo di Nicea-Costantinopoli (325/381).


Credo Apostolico
Io credo in Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra. E in Gesù Cristo, suo Figlio unigenito, nostro Signore, il quale fu concepito di Spirito Santo, nacque da Maria vergine, patì sotto Ponzio Pilato, fu crocefisso, morì e fu sepolto; discese agli inferi, il terzo giorno resuscitò dai morti, salì al cielo, siede alla destra di Dio, Padre onnipotente. Di là ha da venire a giudicare i vivi e i morti. Io credo nello Spirito Santo, nella santa Chiesa cristiana [Universale], nella comunione dei santi, nella remissione dei peccati, nella resurrezione della carne e nella vita eterna. Amen.



Credo Apostolico in latino
Credo in Deum Patrem omnipotentem, Creatorem caeli et terrae, et in Iesum Christum, Filium Eius unicum, Dominum nostrum, qui conceptus est de Spiritu Sancto, natus ex Maria Virgine, passus sub Pontio Pilato, crucifixus, mortuus, et sepultus; descendit ad inferos, tertia die resurrexit a mortuis; ascendit ad caelos, sedet ad dexteram Dei Patris omnipotentis: inde venturus est iudicare vivos et mortuos. Credo in Spiritum Sanctum, sanctam Ecclesiam Catholicam [Universale], sanctorum communionem, remissionem peccatorum, carnis resurrectionem, vitam aeternam. Amen.



Credo di Nicea-Costantinopoli
Io credo nell’unico Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili ed invisibili. E nell’unico Signore Gesù Cristo, Figlio unigenito di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli. Dio da Dio, luce da luce, Dio vero da Dio vero, generato, non fatto, consostanziale al Padre; per lui sono state fatte tutte le cose. Egli per noi uomini e per la nostra salvezza discese dai cieli. E s’incarnò per opera dello Spirito Santo da Maria vergine e si fece uomo. Fu anche crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, patì e fu sepolto. E risuscitò il terzo giorno, secondo le scritture. E salì al cielo dove siede alla destra del Padre. E di nuovo ha da venire, con gloria, a giudicare i vivi e i morti. E il suo regno non avrà mai fine. E nello Spirito Santo, Signore, vivificatore, che procede dal Padre e dal Figlio, che è adorato e glorificato insieme col Padre e col Figlio, che parlò per bocca dei profeti. E nell’unica Chiesa, santa, cristiana, apostolica. Professo l’unico battesimo per la remissione dei peccati ed aspetto la resurrezione dei morti e la vita del mondo futuro. Amen.



Credo di Nicea-Costantinopoli in greco
Πιστεύομεν εἰς ἕνα Θεόν, Πατέρα Παντοκράτορα, ποιητὴν οὐρανοῦ καὶ γῆς, ὁρατῶν τε πάντων καὶ ἀοράτων. / Καὶ εἰς ἕνα Κύριον Ἰησοῦν Χριστόν, τὸν Υἱὸν τοῦ Θεοῦ τὸν μονογενῆ, τὸν ἐκ τοῦ Πατρὸς γεννηθέντα πρὸ πάντων τῶν αἰώνων· φῶς ἐκ φωτός, Θεὸν ἀληθινὸν ἐκ Θεοῦ ἀληθινοῦ, γεννηθέντα οὐ ποιηθέντα, ὁμοούσιον τῷ Πατρί, δι’ οὗ τὰ πάντα ἐγένετο. / Τὸν δι’ ἡμᾶς τοὺς ἀνθρώπους καὶ διὰ τὴν ἡμετέραν σωτηρίαν κατελθόντα ἐκ τῶν οὐρανῶν καὶ σαρκωθέντα ἐκ Πνεύματος Ἁγίου καὶ Μαρίας τῆς Παρθένου καὶ ἐνανθρωπήσαντα. / Σταυρωθέντα τε ὑπὲρ ἡμῶν ἐπὶ Ποντίου Πιλάτου, καὶ παθόντα καὶ ταφέντα. / Καὶ ἀναστάντα τῇ τρίτῃ ἡμέρα κατὰ τὰς Γραφάς. / Καὶ ἀνελθόντα εἰς τοὺς οὐρανοὺς καὶ καθεζόμενον ἐv δεξιᾷ τοῦ Πατρός. / Καὶ πάλιν ἐρχόμενον μετὰ δόξης κρῖναι ζῶντας καὶ νεκρούς, οὗ τῆς βασιλείας οὐκ ἔσται τέλος. / Καὶ εἰς τὸ Πνεῦμα τὸ Ἅγιον, τὸ κύριον καὶ τὸ ζωοποιόν, τὸ ἐκ τοῦ Πατρὸς ἐκπορευόμενον, τὸ σὺν Πατρὶ συμπροσκυνούμενον καὶ συνδοξαζόμενον, τὸ λαλῆσαν διὰ τῶν προφητῶν. / Εἰς μίαν, Ἁγίαν, Καθολικὴν καὶ Ἀποστολικὴν Ἐκκλησίαν. / Ὁμολογοῦμεν ἓν βάπτισμα εἰς ἄφεσιν ἁμαρτιῶν. / Προσδοκοῦμεν ἀνάστασιν νεκρῶν. / Καὶ ζωὴν τοῦ μέλλοντος αἰῶνος. Ἀμήν.



Dalla Confessione Augustana
La Confessione Augustana, stilata da Filippo Melantone, fu presentata all’Imperatore Carlo V durante la Dieta di Augusta del 1530. È il testo dottrinario fondamentale delle Chiese luterane. Ne diamo solo alcuni estratti, ricavati dall’opera Augusta 1530: il dibattito Luterano-Cattolico a cura di Michele Cassese, edito daslla Libera Facoltà Biblica Internazionale. L’originale della Confessione Augustana è in latino; la traduzione italiana degli estratti è presa da La Confessione Augustana del 1530, trad. di M.R. Serafini, Claudiana, Torino 1980, pp. 107-109. Il testo originale in latino lo potete trovare sempre in questo sito.

I Dio
Le Chiese presso di noi insegnano, in completo accordo, che il decreto del Concilio di Nicea sull’unità dell’Essenza divina e sulle tre Persone è vero e deve essere creduto senza alcuna esitazione. […]

IV La giustificazione
Allo stesso modo insegnano che gli uomini non possono essere giustificati al cospetto di Dio in virtù delle proprie forze, dei propri meriti, delle proprie opere, ma sono giustificati gratuitamente, per opera di Cristo, mediante la fede, in quanto credano di essere accolti nella grazia e che i loro peccati siano rimessi per opera di Cristo, il quale, con la sua morte, diede soddisfazione per i nostri peccati. […]

VII La Chiesa
Allo stesso modo insegnano che la Chiesa una e santa sussisterà in perpetuo. Invero la Chiesa è l’assemblea dei santi nella quale si insegna l’Evangelo nella sua purezza e si amministrano correttamente i sacramenti. E per la vera unità della Cheisa è sufficiente l’accordo sull’insegnamento dell’Evangelo e sull’amministrazione dei sacramenti. Non è invece necessario che siano ovunque uniformi le tradizioni istituite dagli uomini, cioè i riti o le cerimonie. […]

IX Il battesimo
[…] insegnano che è necessario alla salvezza e che, mediante il battesimo, viene offerta la grazia di Dio, e che i fanciulli devono essere battezzati perché, offerti a Dio con il battesimo, essi sono accolti nella grazia di Dio. […]

X La Cena del Signore
Quanto alla Cena del Signore, insegnano che il corpo e il sangue di Cristo sono veramente presenti e sono distribuiti a coloro che si nutrono nella Cena del Signore […] .

XIII Funzione dei sacramenti
[…] i sacramenti sono stati istituiti, non tanto perché siano un contrassegno distintivo della nostra professione (di fede) tra gli uomini, ma piuttosto perché siano segni e testimonianze della volontà di Dio nei nostri confronti, proposti a noi per suscitare e rafforzare la fede in coloro che se ne avvalgono. […].

XVI La vita nella società civile
[…] le istituzioni civili legittime sono buone opere di Dio […] ai cristiani è lecito ricoprire cariche pubbliche, esercitare la funzione di giudice, pronunziare sentenze in base alle leggi imperiali e alle altre norme vigenti, stabilire le pene in conformità alle leggi, far guerra per giusti motivi, militare negli eserciti, stipulare contratti secondo le leggi, avere delle proprietà, prestare giuramento su richiesta dei magistrati, ammogliarsi o prendere marito. […] Pertanto i cristiani devono necessariamente obbedire ai loro magistrati e alle leggi, fatta eccezione quando comandino di commettere peccato, perché in questo caso si deve “obbedire a Dio anziché agli uomini”, Atti 5.

XVIII Il libero arbitrio
[…] la volontà umana ha una certa quel libertà nell’attuare la giustizia civile e nello scegliere le cose che dipendono dalla ragione. Ma non ha il potere, senza lo Spirito Santo, di attuare la giustizia di Dio o giustizia spirituale, poiché l’uomo naturale non può percepire le realtà proprie dello Spirito di Dio; è questo invece che si verifica nei cuori quando, mediante la Parola, lo Spirito Santo vi prende dimora. […]

XIX La causa del peccato
[…] sebbene Dio crei e preservi la natura, tuttavia la causa del peccato è la volontà dei malvagi, come del diavolo e degli empi, la quale, se Dio non aiuta, si allontana da Dio, come dichiara Cristo: “Quando dice il falso, parla del suo”, Giov. 8.

XX Fede e buone opere
I nostri sono accusati falsamente di vietare le buone opere. […] i nostri insegnano che è necessario fare buone opere, non perché nutriamo la speranza di meritare con esse la grazia, ma perché sono volute da Dio. […] Da tutto ciò è evidente che non si deve rimproverare a questa dottrina di vietare le buone opere; al contrario, molto più la si deve apprezare perché dimostra in che modo si possano compiere le buone opere. Senza la fede, infatti, la natura umana non può in alcun modo compiere le opere prescritte dal primo e dal secondo comandamento. […]

XXI Il culto dei santi
[…] il culto dei santi può essere proposto al fine di imitare la loro fede e le loro buone opere, ciascuno secondo la propria vocazione. […] Ma la Scrittura non insegna ad invocare i santi o a chiedere l’aiuto dei santi, poiché ci presenta soltanto Cristo come mediatore, riconciliatore, sommo sacerdote e intercessore. […]

XXII La Cena del Signore con ambedue le specie
Ai laici, nella Cena del Signore, si dà l’una e l’altra specie del sacramento
, perché questa usanza ha a suo favore un comandamento del Signore: “Bevetene tutti”, Matteo 26, ove Cristo, parlando del calice, ordina inequivocabilmente che tutti ne bevano. […]

XXIII Il matrimonio dei sacerdoti
Vi fu una pubblica protesta per i cattivi esempi dati dai sacerdoti che non osservano la castità. […] Volendo dunque evitare quei pubblici scandali, i sacerdoti presso di noi si sono sposati e hanno insegnato che era loro lecito contrarre matrimonio. In primo luogo perché Paolo dice: “Ogni uomo abbia la propria moglie per evitare la fornicazione” e poi: “È meglio sposarsi che ardere”. In secondo luogo Cristo dice: “Non tutti sono capaci di praticare questa mia parola”, ove insegna che non tutti gli uomini sono adatti al celibato, perché Dio creò l’uomo affinché procreasse, Genesi 1. E mutare la creazione non è in potere dell’uomo senza uno speciale dono o un particolare intervento di Dio. Coloro che non sono adatti al celibato devono dunque contrarre matrimonio, poiché nessuna legge umana, nessun voto può annullare il comandamento di Dio e l’ordine delle cose da Lui istituito. […]

XXIV La messa
Le nostre Chiese sono a torto accusate di aver abolito la messa. […] Il popolo viene abituato a prendere insieme (nello stesso momento) il sacramento (della S. Cena), quando vi sia chi è idoneo a farlo; anche questo aumenta il rispetto e la devozione verso le cerimonie pubbliche. Infatti nessuno vi viene ammesso (alla S. Cena) se prima non è stato esaminato e ascoltato. […]

XXV La confessione
[…] l’enumerazione dettagliata delle colpe non è necessaria […] le coscienze non devono essere oppresse dallo scrupolo di enumerare una per una tutte le colpe, perché è impossibile esporre tutti i propri misfatti, come attesta il Salmo: “Chi può conoscere i suoi errori?” […]

XXVI La distinzione degli alimenti
Vi è stata in passato la generale convinzione, e non solo nel popolo ma anche in coloro che insegnavano nelle Chiese, che le distinzioni dei cibi e simili tradizioni umane siano opere utili per meritare la grazia e dare soddisfazione ai peccati. […] Si pensava che tutto il cristianesimo si esaurisse nell’osservanza di certi giorni festivi, di certi riti, digiuni, modi di vestirsi. […] Sono tuttavia mantenute presso di noi varie tradizioni, come l’ordine delle letture bibliche nella messa, i giorni festivi e altre utili usanze che contribuiscono al mantenimento del buon ordine nella Chiesa. Ma nel contempo i fedeli sono avvertiti che tali atti di culto non giustificano nessuno al cospetto di Dio e che la loro omissione (salvo che sia causa di pubblico scandalo) non è da considerarsi peccato. […]

XXVIII Il potere ecclesiastico
In passato vi furono grandi dispute sul potere dei vescovi, nelle quali alcuni inopportunamente hanno confuso il potere ecclesiastico e il potere temporale. […] I nostri dunque ritengono che il potere delle chiavi, o potere dei vescovi, secondo l’Evangelo, è il potere o l’ordine ricevuto da Dio di predicare l’Evangelo, di rimettere o di ritenere i peccati, e di amministrare i sacramenti. […] Questo potere si esercita soltanto insegnando e predicando l’Evangelo e amministrando i sacramenti, sia alle moltitudini, sia ai singoli individui, a seconda della vocazione, poiché non vengono date cose materiali, ma beni eterni, la giustizia eterna, lo Spirito Santo, la vita eterna. Queste cose non si possono ottenere se non mediante il ministero della parola e dei sacramenti […]. Potere eccelsiastico e potere temporale non devono dunque essere confusi. Il potere ecclesiastico ha il suo compito di predicare l’Evangelo e di amministrare i sacramenti: non deve quindi usurpare funzioni che non gli spettano, non deve arrogarsi il diritto di trasferire in altre mani i regni del mondo, di abrogare le leggi dei magistrati, di sciogliere (i popoli) dal vincolo di legittima obbedienza (ai sovrani), di ostacolare giudizi o sentenze di alcun ordinamento civile o riguardo a qualsiasi contratto, di dettar legge ai magistrati sulla forma di organizzazione dello Stato, come dice Cristo: “Il mio regno non è di questo mondo”. E ancora: “Chi mi ha costituito su voi giudice o spartitore?”. E Paolo dice, in Filipp. 3: “La nostra cittadinanza è nei cieli”. E in II Corinzi 10: “Le armi del nostro combattimento non sono carnali, ma potenti nel cospetto di Dio a distruggere le macchinazione, ecc.”.
In tal modo i nostri distinguono i doveri di ognuno di questi due poteri e ordinano di rispettarli entrambi e di riconoscere che entrambi sono un dono e beneficio di Dio. […]