Pensiero di Natale

But it seems that something has happened that has never happened before: though we know not just when, or why, or how, or where.

Men have left GOD not for other gods, they say, but for no God; and this has never happened before

That men both deny gods and worship gods, professing first Reason,

And then Money, and Power, and what they call Life, or Race, or Dialectic.

(T.S. Eliot, Choruses from The Rock – 1934)

rubo un momento per una riflessione, scontata, ma della quale, temo, pochi si ricordano. Che cosa si celebra in questi giorni? Un uomo barbuto e corpulento vestito di rosso che dispensa doni? I megastore affollati? Una notte in discoteca? Natale è divenuto, forse, una ricerca di un senso perduto o, forse, una proustiana «recherche du temps perdu»? Profetica fu una canzone di Francesco Guccini, scritta nel 1965, dove in pochi versi tratteggia un capovolgimento sociologico ed esistenziale: «Ho visto la gente della mia età andare via lungo le strade che non portano mai a niente, cercare il sogno che conduce alla pazzia nella ricerca di qualcosa che non trovano nel mondo che hanno già, dentro alle notti che dal vino son bagnate, dentro alle stanze da pastiglie trasformate, lungo alle nuvole di fumo del mondo fatto di città, essere contro ad ingoiare la nostra stanca civiltà e un Dio che è morto, ai bordi delle strade Dio è morto, nelle auto prese a rate Dio è morto, nei miti dell’ estate Dio è morto».

Il testo della canzone è chiaramente ispirato, a parte Allen Ginsberg, poeta della Beat generation, al «Gott ist tot» di Friedrich Nietzsche, che, nella Gaia Scienza, sintetizza enigmaticamente il declino del mondo occidentale. Ma, Guccini non cade nella disperazione, nel suo testo, infatti, ci dice: «noi tutti ormai sappiamo che se Dio muore è per tre giorni e poi risorge, in ciò che noi crediamo Dio è risorto, in ciò che noi vogliamo Dio è risorto, nel mondo che faremo Dio è risorto».

Non è male, dunque, ricordare qui un racconto semplice, che ha cambiato la storia dell’umanità… Lo conosciamo tutti, ma il Vangelo di Luca ce lo riassume in poche righe: «2,8 In quella stessa regione c’erano dei pastori che stavano nei campi e di notte facevano la guardia al loro gregge. 9 E un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore risplendé intorno a loro, e furono presi da gran timore. 10 L’angelo disse loro: «Non temete, perché io vi porto la buona notizia di una grande gioia che tutto il popolo avrà: 11 “Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è il Cristo, il Signore. 12 E questo vi servirà di segno: troverete un bambino avvolto in fasce e coricato in una mangiatoia”». 13 E a un tratto vi fu con l’angelo una moltitudine dell’esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 14 «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini ch’egli gradisce!» 15 Quando gli angeli se ne furono andati verso il cielo, i pastori dicevano tra di loro: «Andiamo fino a Betlemme e vediamo ciò che è avvenuto, e che il Signore ci ha fatto sapere». 16 Andarono in fretta, e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, adagiato nella mangiatoia; 17 e, vedutolo, divulgarono quello che era stato loro detto di quel bambino. 18 E tutti quelli che li udirono si meravigliarono delle cose dette loro dai pastori. 19 Maria serbava in sé tutte queste cose, meditandole in cuor suo. 20 E i pastori tornarono indietro, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com’era stato loro annunciato.»

Riflettere, qualunque sia la nostra visione della vita non è mai un errore.