Non dipende né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia
L’affidarsi di tutto cuore a Cristo come proprio Signore e Salvatore dopo avere udito il messaggio dell’Evangelo, è un dono della grazia di Dio. Non è cosa che possa scaturire naturalmente dal cuore umano come frutto di una propria decisione. La fede è ispirata dallo Spirito Santo in coloro ai quali è stata concessa la grazia della salvezza. L’essere umano, nella condizione in cui si trova, infatti, è una creatura condannata e perduta e fondamentalmente ostile a Dio e a tutto ciò che Lo riguarda. Ai cristiani della città di Filippi l’Apostolo scrive: “Perché vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui” (Filippesi 1:29).
La fede autentica è infinitamente al di là della nostra natura umana spiritualmente morta: è per questo che solo Dio può darci la capacità spirituale di recepire ed apprezzare la bellezza del Cristo nell’Evangelo. Solo Dio può disarmare l’ostilità del peccatore e trasformare, come si esprime la Scrittura, il suo cuore di pietra in un cuore di carne. E’ Dio lo Spirito Santo soltanto che illumina la nostra mente per farci comprendere la Sua Parola e condurci alla fede. E’ Dio che “ci risuscita” dalla nostra condizione di morte spirituale, che può “circoncidere” il nostro cuore, sturare le nostre orecchie. E’ soltanto Dio che può darci la sensibilità necessaria, la capacità spirituale di contemplare la bellezza e l’insuperabile eccellenza di Gesù Cristo.
L’apostolo Giovanni ci mostra Gesù che dice a Nicodemo che noi per natura amiamo le tenebre, odiamo la luce e NON VOGLIAMO venire a Lui. Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno
preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Perché chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano scoperte” (Giovanni 3:19-20); “…eppure non volete venire a me per aver la vita!” (Giovanni 5:40).
Dato poi le la nostra ostinata resistenza a Dio è così radicata in noi, solo Dio, per la Sua grazia, può amorevolmente trasformarci, vincere e pacificare la nostra disposizione ribelle. “L’uomo naturale”, indipendentemente dall’opera vivificante dello Spirito Santo, non andrà a Cristo con fiducia di sua propria iniziativa per la sua inimicizia verso Dio: “L’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse
sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere
giudicate spiritualmente” (1 Corinzi 2:14). Proiettare un fascio di luce sugli occhi di un uomo cieco non lo metterà in grado di vedere, perché, per farlo, ha bisogno di occhi sani. Allo stesso modo, leggere o udire la Parola di Dio, di per sé, non può suscitare nel lettore la fede salvifica. “Conosciamo, fratelli amati da Dio, la vostra elezione. Infatti il nostro vangelo non vi è stato annunciato soltanto con
parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo e con piena
convinzione” (1 Tessalonicesi 1:4-5). Come un agricoltore su un terreno incolto, Dio deve spezzarne la crosta con il suo aratro, seminare il seme della Parola: allora Egli apre i nostri occhi affinché noi ci rendiamo conto della bellezza ed eccellenza di Cristo, unendoci a Lui attraverso una fede suscitata dal Suo Spirito.
Il problema della conversione, quindi, non sta nell’annuncio della Parola di Dio, ma nell’orgoglioso cuore umano. L’umiltà necessaria per sottomettersi all’Evangelo non è prodotto della volontà umana, ma della misericordia di Dio. “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia” (Romani 9:16). Nessuno di fatto crede all’Evangelo fintanto che Dio non glielo conceda. “È lo Spirito che vivifica; la carne non è di alcuna utilità; le parole che vi ho dette sono spirito e vita … Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre” (Giovanni 6:63-65).
Un esempio dell’opera dello Spirito di Dio nell’aprire il cuore umano all’Evangelo, lo troviamo nel libro degli Atti dove si parla della conversione di Lidia: “Una donna della città di Tiatiri, commerciante di porpora, di nome
Lidia, che temeva Dio, ci stava ad ascoltare. Il Signore le aprì il
cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo” (Atti 16:14). E’ così che lo Spirito di Dio impartisce vita spirituale e la facoltà di intendere l’Êvangelo affinché i Suoi eletti rispondano a Cristo con fede.
Paolo Castellina (http://paolocastellina.blogspot.com/2009/11/non-dipende-ne-da-chi-vuole-ne-da-chi.html)
Non dipende né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia (Romani 9:16)
L’affidarsi di tutto cuore a Cristo come proprio Signore e Salvatore dopo avere udito il messaggio dell’Evangelo, è un dono della grazia di Dio. Non è cosa che possa scaturire naturalmente dal cuore umano come frutto di una propria decisione. La fede è ispirata dallo Spirito Santo in coloro ai quali è stata concessa la grazia della salvezza. L’essere umano, nella condizione in cui si trova, infatti, è una creatura condannata e perduta e fondamentalmente ostile a Dio e a tutto ciò che Lo riguarda. Ai cristiani della città di Filippi l’Apostolo scrive: “Perché vi è stata concessa la grazia, rispetto a Cristo, non soltanto di credere in lui, ma anche di soffrire per lui” (Filippesi 1:29).
La fede autentica è infinitamente al di là della nostra natura umana spiritualmente morta: è per questo che solo Dio può darci la capacità spirituale di recepire ed apprezzare la bellezza del Cristo nell’Evangelo. Solo Dio può disarmare l’ostilità del peccatore e trasformare, come si esprime la Scrittura, il suo cuore di pietra in un cuore di carne. E’ Dio lo Spirito Santo soltanto che illumina la nostra mente per farci comprendere la Sua Parola e condurci alla fede. E’ Dio che “ci risuscita” dalla nostra condizione di morte spirituale, che può “circoncidere” il nostro cuore, sturare le nostre orecchie. E’ soltanto Dio che può darci la sensibilità necessaria, la capacità spirituale di contemplare la bellezza e l’insuperabile eccellenza di Gesù Cristo.
L’apostolo Giovanni ci mostra Gesù che dice a Nicodemo che noi per natura amiamo le tenebre, odiamo la luce e NON VOGLIAMO venire a Lui. Il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo e gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Perché chiunque fa cose malvagie odia la luce e non viene alla luce, affinché le sue opere non siano scoperte” (Giovanni 3:19-20); “…eppure non volete venire a me per aver la vita!” (Giovanni 5:40).
Dato poi le la nostra ostinata resistenza a Dio è così radicata in noi, solo Dio, per la Sua grazia, può amorevolmente trasformarci, vincere e pacificare la nostra disposizione ribelle. “L’uomo naturale”, indipendentemente dall’opera vivificante dello Spirito Santo, non andrà a Cristo con fiducia di sua propria iniziativa per la sua inimicizia verso Dio: “L’uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate spiritualmente” (1 Corinzi 2:14). Proiettare un fascio di luce sugli occhi di un uomo cieco non lo metterà in grado di vedere, perché, per farlo, ha bisogno di occhi sani. Allo stesso modo, leggere o udire la Parola di Dio, di per sé, non può suscitare nel lettore la fede salvifica. “Conosciamo, fratelli amati da Dio, la vostra elezione. Infatti il nostro vangelo non vi è stato annunciato soltanto con parole, ma anche con potenza, con lo Spirito Santo e con piena convinzione” (1 Tessalonicesi 1:4-5). Come un agricoltore su un terreno incolto, Dio deve spezzarne la crosta con il suo aratro, seminare il seme della Parola: allora Egli apre i nostri occhi affinché noi ci rendiamo conto della bellezza ed eccellenza di Cristo, unendoci a Lui attraverso una fede suscitata dal Suo Spirito.
Il problema della conversione, quindi, non sta nell’annuncio della Parola di Dio, ma nell’orgoglioso cuore umano. L’umiltà necessaria per sottomettersi all’Evangelo non è prodotto della volontà umana, ma della misericordia di Dio. “Non dipende dunque né da chi vuole né da chi corre, ma da Dio che fa misericordia” (Romani 9:16). Nessuno di fatto crede all’Evangelo fintanto che Dio non glielo conceda. “È lo Spirito che vivifica; la carne non è di alcuna utilità; le parole che vi ho dette sono spirito e vita … Per questo vi ho detto che nessuno può venire a me, se non gli è dato dal Padre” (Giovanni 6:63-65).
Un esempio dell’opera dello Spirito di Dio nell’aprire il cuore umano all’Evangelo, lo troviamo nel libro degli Atti dove si parla della conversione di Lidia: “Una donna della città di Tiatiri, commerciante di porpora, di nome Lidia, che temeva Dio, ci stava ad ascoltare. Il Signore le aprì il cuore, per renderla attenta alle cose dette da Paolo” (Atti 16:14). E’ così che lo Spirito di Dio impartisce vita spirituale e la facoltà di intendere l’Êvangelo affinché i Suoi eletti rispondano a Cristo con fede.
Paolo Castellina
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